Per quanto il mercato immobiliare abbia maggior capacità di resilienza rispetto ad altri, è innegabile che avverta il peso dello scenario macroeconomico attuale. Il rialzo dell’inflazione, i tassi di interesse in aumento e il costo dei mutui sempre più oneroso, non sono facili da assorbire. Per questo nei prossimi mesi il settore immobiliare andrà incontro a diverse difficoltà, come la possibilità di chiudere 100.000 transazioni in meno rispetto al 2023. Tra le cause tutta una serie di fattori di carattere macroeconomico e sociale.
Questo è in sintesi il pensiero dell’amministratore delegato di Nomisma, Luca Dondi Dall’Orologio. L’AD si è espresso espresso nell’ambito del Re Italy Winter Forum 2023, la convention del real estate organizzata da Monitorimmobiliare a Milano.
“Si pensava che l’immobiliare fosse in grado di proteggere dall’inflazione, ma in questa fase non si ha questa capacita’ di copertura e l’idea che l’immobiliare non teme l’inflazione perche’ garantisce un aumento dei prezzi almeno analogo a quello dell’inflazione in questa fase di mercato non si realizza”, ha affermato Dondi. Come ha spiegato, questa situazione è dovuta a due fattori principali: “A fronte di un’inflazione significativa non c’è stata – e non ci sarà – una indicizzazione dei salari per difendere il potere d’acquisto. Quindi si perde capacità reddituale. Un altro elemento importante è la produzione di nuovo. In passato si aveva molta nuova edilizia mentre negli ultimi cinque anni il fenomeno è molto più contenuto“.
Parlando di prezzi, questi “potranno salire in termini nominali, ma caleranno in termini reali per via dell’inflazione”. Inoltre, “non ci potrà essere una dinamica che salvaguarda il valore, con conseguente perdita di ricchezza delle famiglie italiane”, ha spiegato Dondi, evidenziando che “questa dinamica durerà almeno nella prima parte dell’anno”. Un andamento che “sul residenziale è evidente, mentre sugli altri settori c’è attendismo“. Questo perché “sul mercato corporate c’è maggiore presenza di investitori stranieri” che, in una fase in cui si percepisce una maggiore fragilità e rischiosità del Paese, preferiscono muoversi con cautela.Alla luce di questo, anche gli investimenti sono correlati alla ripresa economica. Infatti, “se non ci dovesse essere una recessione o se fosse contenuta, si potra’ avere una ripresa degli investimenti nella seconda metà dell’anno”.