Due truffe immobiliari in due giorni nelle Marche: una truffa riguradante il Superbonus ad Ascoli ed una a Tolentino, in provincia di Macerata.
Truffa immobiliare ad Ascoli
La prima truffa immobiliare, scoperta il 6 febbraio, è stata quella avvenuta ad Ascoli e che ha portato il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ascoli ad emettere quattro ordinanze di custodia cautelare per truffa aggravata ai danni dello Stato. A riceverle sono stati altrettanti professionisti del settore di San Benedetto del Tronto, che incassavano i soldi per il bonus facciate senza effettuare i lavori. Di questi due sono in carcere, uno ai domiciliari e l’altro soggetto a un divieto di esercitare la propria professione.
La Guardia di Finanza ha scoperto a San Benedetto e ad Alba Adriatica casi sospetti di lavori di rifacimento delle facciate di condomini che in realtà non sono stati eseguiti. Si ritiene che si tratti di una truffa che ha generato circa un milione di euro.
Le indagini coordinate dalla Procura di Ascoli hanno avuto come obiettivo la verifica di eventuali casi di frode nell’utilizzo delle agevolazioni fiscali. In particolare il Bonus ristrutturazioni “facciate” e il Superbonus 110%, introdotti nel settore edilizio dal Decreto “Rilancio”. Si ipotizzano reati come truffa aggravata per l’ottenimento di finanziamenti pubblici per un valore di circa 900.000 euro, autoriciclaggio, falsificazione di documenti emessi da persone che svolgono servizi pubblici, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, e compensazioni indebite.
A finire in carcere sono stati l’amministratore di condominio e un imprenditore edile. Ai domiciliari invece il professionista che si è occupato della progettazione e della direzione dei lavori.
Truffa Superbonus a Tolentino
La seconda truffa è invece quella svelata a Tolentino, dove i Finanzieri ed i Carabinieri del Reparto Operativo di Macerata hanno smantellato un’associazione per delinquere dedita alle truffe sul superbonus 110%, sismabonus ed ecobonus.
A finire in manette un imprenditore trentunenne di origine albanese residente a Tolentino e considerato il capo dell’organizzazione, ed un architetto abruzzese di 66 anni. Sono invece ai domiciliari con braccialetto elettronico madre, sorella, moglie dell’imprenditore, un ex commercialista radiato dall’albo e un consulente del lavoro, tutti di Tolentino. I reati contestati sono associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio. Il procuratore Giovanni Narbone ha dichiarato che si è trattato di un’operazione importante per la zona e ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto in perfetta collaborazione tra i carabinieri e la Guardia di Finanza.
L’operazione, denominata “110% plus” ha avuto inizio da un’indagine dei Carabinieri. Nel 2019, il tenente colonnello Massimiliano Mengasini e il suo team del Nucleo investigativo del Reparto operativo provinciale hanno iniziato a investigare su un presunto caso di estorsione e minaccia. “Due società edili avevano acquistato all’asta un cantiere a seguito di un fallimento” ha ricordato Mengasini. “Ma all’interno dell’immobile i due imprenditori avevano trovato il 31enne che non era intenzionato ad andare via, per farlo aveva chiesto, ottenendoli, 60.000 euro”.
Da qui hanno avuto inizio le indagini dei militari basate su intercettazioni telefoniche e ambientali. In poco tempo, queste si sono incrociate con un’indagine della Tenenza di Camerino della Guardia di finanza su presunte truffe relative al superbonus 110%. L’attenzione si è presto concentrata su una società di recente costituzione legata a un gruppo familiare di origine albanese ma residente a Tolentino. Questa evidenziava “sproporzione tra quanto ostentato in termini di disponibilità economiche e patrimoniali e redditi dichiarati” ha raccontato il comandante provinciale della Gdf Ferdinando Falco. “Li abbiamo attenzionati su un duplice versante. Da una parte abbiamo fatto accertamenti patrimoniali dall’altra parte abbiamo avviato un’attività di natura fiscale nei confronti della società della famiglia e di altre due società immobiliari sempre legate allo stesso contesto familiare”.
Secondo le indagini, l’organizzazione avrebbe sfruttato le proprie società che operavano nel settore edile. L’obiettivo era certificare lavori di ristrutturazione con un valore superiore a quello effettivo per ottenere finanziamenti statali “ecobonus” e “sismabonus”, che rientrano nell’incentivo “superbonus 110%”. Questi valori venivano gonfiati ad hoc e le fatture erano emesse verso i committenti dei lavori, spesso ignari. Un professionista abilitato apponeva falsi visti di conformità ed inseriva le fatture nel portale dell’Agenzia delle Entrate per cedere i crediti e ottenere denaro.
Il 7 febbraio, su richiesta del pubblico ministero Vincenzo Carusi, il gip Giovanni Maria Manzoni ha autorizzato gli arresti e le perquisizioni. Finanzieri e carabinieri hanno sequestrato 10 fabbricati, 12 terreni, 4 autovetture, orologi di lusso, oggetti preziosi e di valore, denaro contante e 1 assegno, per circa 30.000 euro, nonché ulteriore materiale utile alle indagini. Il comandante provinciale dei carabinieri, Nicola Candido, ha dichiarato che l’indagine ha interrotto un’azione criminale attiva nel territorio. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione aveva già programmato ulteriori guadagni futuri utilizzando i fondi del Pnrr. Le indagini non sono ancora terminate.
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Il primo esempio non riguiarda il “Superbonus 110”, bensì iol “bonus facciate”. Il secondo esempio mi pare più una tentata truffa, poiché il rimbirso fiscale non è ancora del tutto avveuto e perché, probabilmente, non verrà riconosciuto. Peraltro, la truffa avverrebbe a danno di chi ha accettato di acquistare il credito fiscale e non a danno dello Stato.
Tutto ciò è dovuto alla certezza dell’ impunità e qualora ci dovesse essere una condanna essa sarà così lieve che non impaurisce chi commette tali e tanti altri reati. Il codice penale e quello di procedura penale, negli anni, sono stati stravolti da modifiche insensate. Un esempio: se un colpevole non viene condannato a più di tre anni, costui non farà nemmeno un giorno di carcere; se non vado errato tale periodo è stato prolungato a cinque anni.
Come al solito si tende sempre il titolo parla di truffe Superbonus quando in realtà si tratta di altro.
Sarà ignoranza della materia o c’è una precisa volontà volta a screditare il Superbonus 110% con chissà quale obiettivo?
Se non dovesse arrivare una rettifica la risposta la lascio fare ai lettori.