Molte cartolarizzazioni di NPL in Italia continuano a deludere in termini di performance, come riportato da Scope Ratings e confermato ora anche da Moody’s. In particolare, Moody’s mette in guardia sui maggiori rischi che queste cartolarizzazioni stanno affrontando a causa del persistente scenario di tassi d’interesse elevati. Nel frattempo, DBRS si concentra sul futuro delle operazioni, prevedendo un aumento delle cartolarizzazioni di UTP.
Moody’s sottolinea che le operazioni di cartolarizzazione di NPL condotte in passato, che stanno rispettando i piani di business originari dei servicer, sono capaci di far fronte all’aumento dei tassi d’interesse. Tuttavia, il problema si manifesta quando le note di cartolarizzazione pagano una cedola variabile mentre gli attivi pagano un tasso fisso. La situazione si aggrava quando l’operazione si ammortizza più lentamente del previsto. Questo perché i massimali per il rischio di tasso d’interesse diventano insufficienti a coprire le maggiori spese derivanti dai tassi in aumento combinati con i saldi in sospeso delle note più elevati del previsto.
Secondo Moody’s, l’Euribor è aumentato notevolmente nell’ultimo anno, ma si prevede che si ridurrà di nuovo a partire dal terzo trimestre del 2024. Un fattore che porterà al ribasso l’impatto negativo dell’aumento dei tassi sulle transazioni non coperte. Tuttavia, poiché le transazioni NPL (non performing loans) pagano cedole semestrali, nella performance delle transazioni non si nota ancora il peso reale dell’aumento dei tassi.
Riferendoci unicamente alla valutazione delle 28 cartolarizzazioni con GACS valutate, Moody’s ha dichiarato che attualmente 12 di esse non rispettano le aspettative iniziali del servicer. Hanno infatti registrando un calo del 10% o superiore nei guadagni lordi, e 5 hanno subito una diminuzione del 40%. Tuttavia, dato che i massimali per il rischio di tasso d’interesse coprono ancora tutte le spese aggiuntive (tassi di interesse superiori e saldi in sospeso), 5 di queste 12 non sono a rischio fino alla prossima data di pagamento degli interessi. Le restanti 7 avranno invece problemi di copertura, con gli importi nozionali di interest rate cap rappresentanti il 73% del capitale circolante delle note senior.
Quando le senior notes diventano under-hedged, le junior notes rimangono completamente scoperte, perché sono coperte dagli stessi interest rate cap. A causa della loro scarsa performance, molte tranche mezzanine delle transazioni GACS stanno già posticipando i pagamenti degli interessi.
Moody’s ricorda che, per quanto riguarda le GACS, i rate cap sono lo strumento principale utilizzato per ridurre il rischio di tasso d’interesse. Tuttavia, questi strumenti funzionano in modi diversi e gli emittenti a volte li integrano con altri meccanismi. A seconda della struttura, quando il nozionale programmato raggiunge lo zero, i cap possono rendere le senior notes di alcune transazioni prive di copertura (2026). Questo accade in genere tra gli 8 e i 17,5 anni dopo la conclusione delle operazioni (in media 12 anni). Moody’s conclude che in 23 delle 28 transazioni GACS, la controparte del cap sta oggi effettuando un pagamento all’emittente, secondo le ultime relazioni degli investitori.
Mentre questo si riferisce alle cartolarizzazioni di NPL già in essere, DBRS Morningstar sta prendendo in considerazione le nuove cartolarizzazioni di NPL che presto arriveranno sul mercato e che vedranno un aumento significativo degli UTP come asset sottostante. Questo perché dal dicembre 2020 il volume di UTP sui bilanci delle banche italiane è superiore a quello degli NPL.
Anche se il mercato italiano degli UTP non è così sviluppato come quello degli NPL, le banche italiane dovranno affrontare una nuova sfida nei prossimi anni. Questa consiste nello sviluppare procedure chiare ed efficienti per gestire i loro stock di UTP. Secondo Lorenzo Simonte, assistant vice president of European NPLs di DBRS Morningstar, le strutture di cartolarizzazione e i fondi di investimento alternativi potrebbero svolgere un ruolo importante nella gestione degli UTP. Pertanto, le banche potrebbero continuare a sviluppare piattaforme specializzate per gestire gli UTP. Una gestione proattiva degli UTP potrebbe, inoltre, ridurre gli indici di NPL delle banche italiane, poiché un intervento preventivo potrebbe evitare l’insolvenza del mutuatario.
Secondo DBRS Morningstar, i crediti UTP sono considerati una classe di attività più impegnativa rispetto agli NPL. Questo perché richiedono una gestione proattiva, competenze più sviluppate, capacità finanziaria e piattaforme informatiche avanzate per supportare le attività dei servicer e dei cedenti. A seconda delle caratteristiche di ciascun mutuatario, i servicer e i cedenti devono sviluppare strategie specifiche di recupero dei crediti per massimizzare gli incassi e migliorare continuamente politiche e procedure specifiche.
Tuttavia, a causa dell’attuale contesto macroeconomico, le strategie potrebbero cambiare L’aumento dei tassi di interesse e dell’inflazione potrebbe comportare difficoltà per i mutuatari nell’ottenere nuovi finanziamenti e rimborsare i propri prestiti, anche se questi sono già stati ristrutturati o gestiti correttamente. In breve, gli NPL si concentrano principalmente sul recupero giudiziario, mentre per gli UTP si cerca di evitare il default. Un fattore che finisce per rendere quest’ultima categoria più complessa da gestire.