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Il sistema bancario è un elemento importante dell’economia di un paese nella gestione del credito. Tuttavia le banche sono soggette a rischi e incertezze, tra cui il rischio di insolvenza dei clienti che hanno ricevuto prestiti. Un problema che in Italia, a causa della crisi economica è particolarmente sentito e che ha portato negli anni ad un incremento dei crediti Npl. Secondo la Banca d’Italia, il totale dei crediti deteriorati delle banche italiane a giugno 2022 ammontava a 67,9 miliardi di euro, con una riduzione rispetto ai 70 miliardi di fine 2020.
Sebbene la situazione nel 2022 sia stata positiva, le preoccupazioni riguardanti il peggioramento del credito alle imprese, l’aumento dei costi dell’energia e dei tassi di interesse, e la fine delle misure di sostegno pubblico stanno portando gli esperti a prevedere un aumento delle sofferenze. Nel 2023, il tasso di deterioramento del credito alle imprese dovrebbe raggiungere il 3,8%,con un ulteriore aumento nel triennio 2022-2024. Questa situazione potrebbe causare notevoli preoccupazioni per le banche italiane, portando ad una riduzione della disponibilità del credito e ad un impatto negativo sull’economia nazionale.
Banca d’Italia pubblica regolarmente una lista degli istituti più esposti ai crediti Npl al fine di fornire trasparenza e promuovere una gestione del rischio efficace da parte delle stesse. Nel corso di questo articolo, esamineremo dettagliatamente la questione sofferenze bancarie in Italia, analizzando le banche con il maggior livello di esposizione al rischio. Ci concentreremo sulle cause e le conseguenze di questa situazione, e valuteremo le possibili soluzioni e strategie per limitare gli effetti negativi.
La situazione dei crediti Npl delle banche italiane
I dati sui crediti deteriorati delle banche italiane, elaborati da Bankitalia e aggiornati a giugno 2022, indicano un’inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti. Nel giugno 2021, il tasso di deterioramento sui prestiti bancari aveva toccato il minimo annuo dell’1,62%, ma nei primi due trimestri del 2022, il tasso è aumentato fino al 2,13%, in linea con le previsioni del rapporto Abi-Cerved.
Stando al rapporto Market Watch Npl, l’Italia dovrebbe aspettarsi 82 miliardi di euro di nuovi flussi nel triennio 2022-2024, con un picco previsto nel 2023. Questo, oltre ad indicare un rischio per il sistema bancario, richiederà misure di gestione del rischio e contenimento dei crediti Npl da parte delle banche.
Al fine di evitare perdite finanziarie e mantenere la stabilità del sistema bancario, le banche devono quindi adottare una gestione del rischio prudenziale e monitorare costantemente i propri portafogli di credito. Dovrebbero inoltre essere adottate politiche nazionali per sostenere la ripresa e promuovere una crescita sostenibile del sistema economico.
Gli istituti più esposti ai crediti Npl
I crediti deteriorati rappresentano una delle maggiori fonti di rischio per le gli istituti bancari. Per questo, come già evidenziato, è importante che le banche adottino una gestione prudente del rischio e monitorino costantemente i loro portafogli di credito.
Per questo, negli ultimi anni, molte banche italiane hanno cercato di ridurre gli stock di crediti Npl, adottando politiche di gestione più rigorose e vendendo portafogli di crediti non performanti. Ciò ha permesso di migliorare la qualità del credito e di ridurre il rischio per l’intero sistema bancario italiano.
Ma quali sono le banche con più crediti deteriorati?
Secondo alcune analisi, tra le banche italiane, le banche popolari e le banche locali sono quelle con il maggior numero di crediti Npl.
Ma guardiamo nel dettaglio quali sono le banche con più crediti deteriorati, e quali quelle con una maggiore qualità del portafoglio crediti.
Monte dei Paschi di Siena
Alla fine del 2022 i crediti deteriorati lordi di MPS erano pari a 3,3 miliardi di euro, con una diminuzione del 20% rispetto all’anno precedente. Un risultato dovuto alla cessione di un portafoglio di 0,9 miliardi di euro e alla gestione proattiva costante delle posizioni. L’indicatore NPE ratio lordo è sceso al 4,2%, rispetto al 4,9% del 2021. In calo anche l’NPE ratio netto (2,2%), rispetto al 2,6% dell’anno precedente. La copertura totale dei crediti Npl è aumentata al 48,1% rispetto all’anno precedente. Infine, il tasso di provisioning annuo è stato di 55 punti base. Alla base di questi risultati una gestione attiva del rischio, finalizzata a ridurre l’impatto degli npl sul bilancio aziendale e migliorare la solidità finanziaria.
Banca Popolare di Milano
Alla fine del 2022, BPM ha mantenuto stabili gli impieghi netti alla clientela rispetto all’inizio dell’anno. Tuttavia ha registrato un aumento delle esposizioni performing (+0,9%) grazie alle nuove erogazioni a famiglie e imprese pari a 26,5 miliardi. Le esposizioni nette deteriorate erano pari a 2,4 miliardi di euro, con un’incidenza sul totale degli impegni passata dal 5,6% al 4,2%. L’indice di copertura dei crediti deteriorati è migliorato al 50,6%. Nel corso del 2022, Banco BPM ha continuato il processo di derisking per 2,6 miliardi di euro.
Cassa di Risparmio di Bolzano
L’istituto presenta dei risultati finanziari molto positivi nella visione consolidata, con una percentuale di sofferenze lorde pari al 3,6% e nette all’1,9%. Questo grazie all’aumento delle riserve per il rischio di credito di CiviBank. Le coperture sui crediti deteriorati sono pari al 47,2%, ma questo valore è influenzato dalla valutazione dei crediti della banca acquisita al loro valore equo. Nel corso del 2022, la Cassa di Risparmio di Bolzano ha dovuto affrontare la complessità dell’acquisizione di CiviBank e le mutate condizioni del mercato finanziario. L’acquisizione ha comportato un notevole assorbimento di risorse patrimoniali, ma il nuovo piano industriale punta a migliorare tutti gli indicatori e a armonizzare i valori delle due banche.
Banca Popolare di Sondrio
A fine 2022, l’istituto ha registrato un +6,3% dei finanziamenti netti verso la clientela, che hanno raggiunto i 33,02 miliardi di euro. In diminuzione del 27,3% anche i crediti Npl netti, passati da 837 milioni di euro a 609. Questi rappresentano solo l’1,8% del totale dei crediti, con una copertura del 58,3%.
Banco Desio
A fine 2022, Banco Desio ha registrato una diminuzione delle sofferenze, con un rapporto NPL lordo pari al 3,3% (rispetto al 4,1% al 31 dicembre 2021) e un rapporto NPL netto del 1,7% (in precedenza 2,1%). Ha inoltre effettuato una rigorosa valutazione dei crediti e presenta solidi livelli di copertura sui crediti in perdita pari al 49,6% e sui crediti sani all’0,88%.
Banca Popolare dell’Emilia-Romagna
BPER ha registrato a fine 2022 un calo dell’incidenza delle sofferenze sul totale dei crediti lordi, che si è attestata al 3,2%. Questo risultato è stato raggiunto grazie all’operazione di cessione di un portafoglio di prestiti non performanti. Inoltre, il NPL ratio netto è stato del 1,4%.
Unicredit
A fine 2022 il gruppo ha registrato 12,5 miliardi di euro di crediti deteriorati, pari al 2,7% del rapporto NPE. Di questi, solo 2,6 miliardi sono stati classificati come sofferenze. Il fondo accantonamenti è del 48,2%, più alto della media europea. Negli ultimi anni Unicredit ha ridotto notevolmente l’ammontare dei crediti deteriorati, tanto che non è più considerata una “High NPE bank” dalla BCE.
Intesa Sanpaolo
Per quanto riguarda Intesa Sanpaolo, a fine 2022 i crediti deteriorati netti sono stati ridotti a 5,5 miliardi di euro (-22,3%). Secondo la definizione EBA, al 31 dicembre 2022 l’incidenza dei crediti deteriorati è stata dell’1,9% lordo e dell’1% netto. A dicembre 2021 questi valori erano pari, rispettivamente al 2,4% e 1,2%.
In linea generale, a dicembre del 2022, la percentuale dei crediti deteriorati rispetto al totale dei crediti è rimasta stabile al 2,3%, lo stesso dato registrato nei mesi di settembre e giugno. Tuttavia, si è verificato un miglioramento rispetto ai valori di marzo 2022 e dicembre 2021, in parte grazie alla cessione di circa 4 miliardi di crediti deteriorati nel secondo trimestre. Inoltre, a dicembre 2022, la copertura sui crediti deteriorati è pari al 48,4%.
Le banche più performanti
Guardiamo ora quali sono stati gli istituti più performanti per quanto riguarda la gestione dei crediti deteriorati.
Credem
Credem ha dimostrato di avere un attivo di alta qualità. A fine 2022, il rapporto tra impieghi problematici e totali si è ridotto al 2,1%, attestandosi sotto la media delle banche italiane ed europee. Inoltre, la banca ha un alto livello di copertura sui crediti problematici, inclusi gli shortfall, pari al 61%. Il rapporto tra i crediti deteriorati netti e gli impieghi netti è del 0,94% e il costo del credito è pari a 15 bps.
Finecobank
Anche Finecobank ha dimostrato di avere un buon livello di copertura sui crediti deteriorati. Alla fine del 2022, al netto delle rettifiche di valore, i crediti deteriorati ammontavano a 3,5 milioni di euro, con un coverage ratio dell’86%. Il rapporto tra crediti deteriorati e crediti di finanziamento verso la clientela ordinaria è dello 0,06%. Questi dati sono migliorati rispetto ai report precedenti del 30 settembre 2022 e del 31 dicembre 2021, in cui il rapporto era rispettivamente dello 0,09% e dello 0,08%