Il processo di bonifica dei crediti deteriorati (Npe) delle banche italiane ha portato al trasferimento di 300 miliardi di euro di crediti sul mercato secondario. Altri 50 miliardi sono invece ancora bloccati nei bilanci bancari.
Si è tenuta in questi giorni, a Roma, la presentazione del primo rapporto dell’Osservatorio sui crediti deteriorati (npe), di Gardant e Luiss School of Law. Durante l’evento, il presidente di Gardant, Flavio Valeri, ha dichiarato che il mercato è destinato a crescere.
Come spiega l’ex banchiere: “Dopo il derisking da 350 miliardi di crediti deteriorati, circa 300 miliardi oggi sono fuori (dai bilanci bancari, ndr) e questo comporta che i bilanci delle banche oggi siano solidi. Nel futuro, se le banche vorranno mantenere il basso livello basso attuale, del 3-4% di deteriorati lordi, dovranno trasferire i nuovi crediti a rischio verso gli operatori specializzati nel credit management”.
“Il regolatore bancario europeo – continua Valeri – vuole delle banche con un certo business model, con un livello di npe bassissimo e deteriorati molto coperti”.
Il nuovo mercato in cui i servicer possono operare riguarda i crediti Utp, ovvero i crediti che possono essere recuperati. Come afferma Valeri, per poter gestire tali crediti, è necessario dotarsi di strumenti finanziari adeguati. Il prossimo passo per gli operatori specializzati sarà quindi l’acquisizione dei crediti Utp. E, forse, anche di quelli classificati come “stage2”, ovvero crediti sani ma prossimi a diventare deteriorati. Attualmente, i fondi di investimento sono i principali acquirenti, ma in futuro le società di gestione del credito potrebbero diventare esse stesse acquirenti
Fra le istituzioni bancarie che da tempo si concentrano sulla qualità del credito, si può annoverare BancoBpm. Al convegno tenutosi in questi giorni a Roma, il responsabile delle attività di prestito della banca, Teresio Testa, ha affermato che solo il 30% degli Stage 2 rappresenta una preoccupazione per le banche e che servono soluzioni messe a disposizione sia dai servicer che dalle banche stesse per risolvere questo problema. La sfida che queste società di gestione del credito devono affrontare non è semplice. Sempre più spesso si trovano, infatti, a dover aggiungere al semplice recupero delle sofferenze bancarie la gestione e il recupero delle inadempienze probabili Utp.
Tuttavia, secondo Testa, i servicer possono agire da mediatori nei confronti delle aziende che presentano i primi segnali di crisi e possono fornire assistenza in grado di far comprendere al cliente-impresa l’importanza di un intervento esterno.