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Si prospettano tempi difficili per le aziende italiane. Un’indagine dell’Abi – Cerved ha registrato nel 2022 un aumento per la prima volta in dieci anni dei crediti deteriorati (Npl). Tuttavia, ci si aspetta che questo trend continui nel 2023, prima di una flessione nel 2024. Di conseguenza, l’Abi ha lanciato un allarme chiedendo al Governo Meloni di prendere in considerazione nuove misure per sostenere la ristrutturazione del debito delle imprese. Questa richiesta è stata presentata durante un’audizione della commissione finanze della Camera dal direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini.
“Il previsto rallentamento del ciclo, le tensioni geo-politiche e il rialzo dei tassi di interesse, determineranno da quest’anno una crescita del rischio di credito che, seppur pienamente gestibile dalle banche, interrompe il lungo processo di discesa iniziato nel 2012” ha evidenziato Sabatini, commentando il report. “L’inversione della tendenza è un segnale che conferma l’esigenza di interventi volti a facilitare la ristrutturazione dei crediti e, in generale, di misure a tutela della sostenibilità del debito delle imprese, aumentato per effetto della pandemia” ha concluso.
Valori degli npl al di sotto del 2012
A causare nel 2022 un aumento dei nuovi crediti in sofferenza ed interrompere la tendenza in diminuzione che durava dal 2012, sono stati:
- il rallentamento dell’economia;
- l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse;
- la parziale sostituzione degli aiuti pubblici alle imprese adottati durante la pandemia.
Nel 2023 i dati saranno più alti (3,8%) rispetto al periodo pre-Covid, seppur ben lontani dai picchi della crisi sovrana del 2012 (7,5%). È quanto riportato in una nota congiunta dell’Abi-Cerved.
Secondo l’indagine, nel 2021 il tasso di crediti in bonis destinati a diventare non performing è stato del 2%. Alla fine del 2022 il tasso è aumentato al 2,3%, una percentuale in crescita, ma inferiore rispetto al periodo pre-Covid (2,9% nel 2019). Tuttavia, le stime prevedono che il tasso salirà al 3,8% nel 2023, raggiungendo il livello del 2017, scendendo poi al 3,4% nel 2024. “Si tratta di valori ampiamente inferiori ai preoccupanti picchi registrati nel 2012 (7,5%). Tuttavia, riflettono un peggioramento che riguarda ogni settore e classe dimensionale di impresa. Solo le costruzioni fanno registrare tassi di deterioramento minori rispetto al 2019. Al contrario, le microimprese registrano il livello più alto di nuovi crediti in default, rilevabile già nel 2022”.
Bollette e costo del denaro tra le cause degli Npl delle aziende
La riduzione della domanda unita all’aumento dei prezzi e delle energie e all’incremento dei tassi d’interesse da parte della BCE hanno influito sull’aumento degli npl. Gli esperti spiegano che il costante aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE ha aumentato il costo del debito per le imprese. Le aziende non riescono quindi a pianificare correttamente le azioni e non fruiscono più delle misure di sostegno al credito adottate durante la pandemia.
Peggiore performance per le microimprese. Situazione difficile anche per il settore delle costruzioni.
Secondo l’indagine, saranno quindi le microimprese a registrare la peggiore performance (3,6% contro il 3,2% del 2019). Tuttavia l’incremento maggiore toccherà alle grandi aziende: 1,3 punti percentuali (2,7% contro 1,4% nel 2019). “Per quanto riguarda i settori, nel 2024 le costruzioni saranno il comparto con il tasso di deterioramento più elevato” riporta la nota stampa.
“Tuttavia è l’unico a presentare un dato inferiore al 2019 (3,8% contro 4%)” continua la nota. “Sia l’agricoltura che i servizi raggiungeranno il 3,3% (nel 2019 erano rispettivamente 3,1% e 2,8%), mentre l’industria “solo” il 3,2%, ma dal 2,3%. Tutti rimarranno sensibilmente al di sotto dei picchi del 2012”. A livello geografico al Sud l’impatto più elevato (4,1% ma in calo sul 2019), seguito dal Centro con il 3,7% (4 decimi più del 2019). A Nord ci sarà un aumento di 7 decimi di punto rispetto al 2019 ma livelli più contenuti compresi tra il 2,8% del Nord-Est e il 3,1% del Nord-Ovest”.
L’economia sarà in grado di assorbire la crisi?
“Nel corso del 2023, a causa delle incognite derivanti dal contesto geo-politico e con la fine certa dalle misure emergenziali applicate nel periodo pandemico, i crediti deteriorati delle imprese torneranno ad aumentare. Ci aspettiamo però impatti moderati sulla nostra economia: il mercato negli ultimi anni si è strutturato non solo per gestire un aumento dei volumi ma è anche maturato nelle politiche di gestione da parte delle banche e degli operatori specializzati per fronte a questa emergenza. È quindi un mercato in grado di gestire i volumi di Npl attesi. Sarà sempre più importante l’utilizzo di strumenti, algoritmi e tecnologie: è un fronte su cui Cerved è fortemente impegnata per smaltire rapidamente i crediti deteriorati e finanziare la ripresa” le parole di Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group.