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Negli ultimi mesi, il costo sempre più alto delle abitazioni e la crescita dei mutui stanno rendendo sempre più difficile comprare casa. Così sempre più persone sono costrette a valutare un affitto affrontando, di conseguenza, i rincari che hanno coinvolto anche questo comparto. Sebbene sia comune concentrarsi su quanto accade entro i confini del nostro Paese, è innegabile che il caro affitti stia coinvolgendo tutta l’area europea.
Come a Berlino, ad esempio, dove trovare una casa in affitto si sta trasformando in un’impresa titanica. Basti pensare che a Charlottenburg, un elegante quartiere della città, l’annuncio per un appartamento in affitto di 74 mq a 1.074 euro al mese ha ricevuto oltre 600 richieste, causando una coda di circa 150 metri. Secondo i dati pubblicati a marzo dal gruppo immobiliare Immowelt, i prezzi delle locazioni sono aumentati del 27% da novembre 2022. Una bella sfida, quindi, per la maggior parte della popolazione di Berlino, dove l’80% dei residenti è affittuario. Nonostante i rincari, però, Berlino rimane ancora molto più a buon mercato rispetto ad altre grandi città europee come Londra, Parigi o Milano. Specie alla luce degli attuali stipendi.
Ciò che è evidente è che questi aumenti stanno diventando un argomento sempre più dibattuto pubblicamente e politicamente in molte città.
Quali sono le ragioni che stanno alla base degli aumenti dei prezzi di Berlino?
Il gruppo Immowelt ha identificato tre fattori:
- l’aumento della popolazione dovuto all’immigrazione (e all’arrivo di profughi ucraini che ha aumentato la domanda);
- l’aumento dei tassi di interesse e dei costi del settore edilizio, che ha portato a una diminuzione della costruzione di immobili;
- la decisione della Corte costituzionale federale di dichiarare illegale il blocco degli affitti deciso dall’amministrazione della capitale nel 2021.
Italia e Germania a confronto
Esattamente come accade a Roma e Milano, i più penalizzati dall’aumento dei prezzi e dal caro affitti sono gli studenti. Come riporta, infatti, Berta Del Ben, attrice di teatro italiana che vive in città da dieci anni e che è attiva nella campagna per limitare i costi abitativi: “Se prima abitavano nei quartieri centrali ora si spostano in aree periferiche, con meno offerta culturale. Nelle zone centrali le nuove costruzioni sono soltanto uffici, case di lusso e grandi alberghi: la casa non è più intesa come un tetto sopra la testa, ma è diventata oggetto speculativo”.
Nonostante le difficoltà, la situazione tedesca è per certi versi meno preoccupante rispetto a quella italiana. Secondo i dati Eurostudent, da noi solo il 4,8 per cento degli studenti ha a disposizione studentati universitari mentre in Germania il 12% dei giovani ha accesso a soluzioni abitative a basso costo. Per questo solo il 21% di loro vive ancora con i genitori contro il quasi 69% dell’Italia.
La situazione in Europa
Negli ultimi mesi sono state molte le capitali europee al centro dell’attenzione dei media per l’aumento dei prezzi degli affitti. Secondo i dati di Eurostat, dal 2010 al quarto trimestre del 2022, gli affitti in Europa sono aumentati del 19,2%. Questo rappresenta un aumento del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre, il 18,9% del reddito disponibile dei cittadini dell’Unione europea è destinato ai costi abitativi. In Grecia, ad esempio, il 40% del reddito della maggior parte della popolazione viene destinato a pagare l’affitto. Quindi, ovunque aumenti causati dalla crescita dell’inflazione e dei tasso di interesse voluti dalla BCE.
Il caro affitti in Grecia
Anche in Grecia, sono i giovani i più colpiti dalla difficile situazione abitativa e dal caro affitti. Secondo un sondaggio del think-tank greco Eteron, il 47,9% della fascia 18-44 anni ha difficoltà o non può permettersi di pagare un affitto. Questo nonostante solo il 20% dei greci viva in affitto, contro il 22,2% della media europea. Dopo la crisi del debito e dieci anni di austerity, Atene ha avviato un processo di ristrutturazione delle aree del centro, causando un aumento dei prezzi delle case che, secondo le agenzie locali, si attesta tra il 30% e il 50%. Questo ha costretto i residenti a trasferirsi in quartieri periferici, come accaduto a Berlino. Il governo di destra del premier Kyriakos Mitsotakis ha cercato di affrontare la crisi abitativa, ma la questione rimane prioritaria. Anche la Grecia, come ad esempio Spagna e Irlanda, ha cercato di arginare la crisi abitativa mediante un pacchetto di aiuti governativi.
Sebbene Dublino sia stata considerata per anni accessibile solo a chi guadagna stipendi altissimi, anche qui le immagini delle code per visitare un appartamento sono diventate virali. Come San Francisco, il centro storico di Dublino si è svuotato degli irlandesi, che hanno lasciato spazio ai residenti stranieri attratti dalle aziende tech della città. Durante il lockdown del 2020, gli stranieri sono tornati nei loro paesi di origine, lasciando il centro di Dublino quasi del tutto spopolato. Tornata la normalità, la situazione abitativa non è migliorata e i prezzi degli appartamenti sono schizzati alle stelle.
Il problema delle case disponibili per l’affitto in Irlanda è diventato critico a causa dell’incremento della popolazione, dell’arrivo dei rifugiati ucraini e dei numeri dei dipendenti delle grandi aziende straniere. Secondo uno studio riportato dal Financial Times, a Dublino sono disponibili soltanto 495 case per l’affitto, rispetto alle 35mila nel resto del Paese. L’offerta bassa si scontra con una domanda sempre crescente. Fattore che, secondo la Banking & Payments Federation Ireland, ha portato ad un aumento del 82% nei prezzi degli affitti tra il 2010 e il secondo trimestre del 2022.
Il governo ha promesso di costruire più immobili ma ci vorranno decenni e tra le 40mila e le 60mila unità abitative per risolvere il problema. Il partito Sinn Fein si è aggiudicato il voto grazie alla sua campagna sulla riunificazione a un’agenda focalizzata sull’edilizia sociale.