Novità sul fronte dell’edilizia sostenibile per chi vuole avviare lavori di ristrutturazione della casa o dar vita a nuove costruzioni di edifici ecosostenibili.
Come è noto, ancora oggi circa il 75% degli edifici nel nostro Paese risulta inefficiente dal punto di vista energetico . Questo significa che per mantenere il passo con la normativa europea sulla prestazione energetica, l’edilizia sarà costretta a diventare sempre più sostenibile.
Infatti, mentre nel 2021 la ristrutturazione edilizia copriva il 54% del mercato con prospettive del +2,6% annuo, oggi l’aumento potrebbe arrivare al 6%.
Ad affermarlo è una ricerca sul settore dell’edilizia europeo e le sfide di sostenibilità edilizia per il mercato italiano del cemento effettuata da Bain & Company. Secondo la ricerca, dopo anni di rallentamento il mercato italiano del cemento è tornato ai livelli del 2015. Si prospetta quindi un futuro positivo per ogni impresa edile in Italia.
Il settore delle costruzioni ha un impatto decisivo (40%) sulle emissioni globali di gas serra e sull’impronta di carbonio. La fetta maggiore dell’inquinamento associato degli edifici è data dal loro funzionamento, in particolar modo riscaldamento e raffreddamento. Nonostante questo, ancora oggi il 28% delle emissioni del settore è dovuto ai materiali da costruzione (cemento e gesso).
Materiali ecosostenibili
“Per ridurre le emissioni dell’industria”, spiega Paolo Cerini, Partner di Bain & Company “sarà necessario migliorare la circolarità dei materiali utilizzati nella costruzione. Si tratta di una sfida a livello globale, particolarmente critica nelle aree in cui si registra una rapida crescita demografica e una migrazione urbana. L’Europa – rispetto ad altri continenti – è leader grazie a politiche e normative che hanno contribuito a spingere il settore verso il riciclo e il recupero dei materiali a fine vita”.
Per quanto riguarda i materiali edili ecosostenibili, oggi il comparto edile europeo è circolare per circa il 30%, con un potenziale del 50% da raggiungere entro il 2040. Di questo fanno parte edifici industriali, commerciali e residenziali (escluse le infrastrutture).
“In questo contesto, alla luce della crescita stimata del mondo delle costruzioni, vediamo una ripresa anche per il mercato del cemento italiano. Il mercato locale è oggi composto da 5 operatori principali, con un’elevata presenza di impianti capillari e un utilizzo della capacità produttiva pari al 37%. Questo contesto suggerisce la necessità di investire nella razionalizzazione e ammodernamento degli impianti e” prosegue Cerini “il ricorso ad una maggiore circolarità insieme all’utilizzo di fonti energetiche alternative saranno passaggi obbligati per il settore. La maggior parte degli operatori storici – spinti non solo dalle autorità di regolamentazione e dalle richieste dei clienti, ma anche dalla competizione di prodotti alternativi – sta fissando obiettivi ambiziosi e mettendo in atto iniziative per lo sviluppo di soluzioni innovative e circolari”.
In base alla nuova analisi di Bain, se entro il 2040 la circolarità del settore edile in Europa passasse dal 30% al 50%, si otterrebbe il dimezzamento delle emissioni di gas serra legate alla produzione. L’edilizia sostenibile permetterebbe, infatti, di soddisfare la crescente domanda di edifici commerciali e residenziali con un minor apporto di materiali. La contrazione annuale sarebbe quindi dell’8%, e si passerebbe dagli attuali 642 milioni a 590 milioni di tonnellate.
Edifici ecosostenibili: dati odierni e previsioni future
Nel Vecchio Continente, il numero di spazi residenziali e commerciali ristrutturati potrebbe raddoppiare entro il 2030. Questo anche grazie ai cambiamenti nelle modalità di lavoro. Entro il 2040, le innovazioni nella progettazione e nei materiali potrebbero ridurre del 10% il peso degli edifici e fino al 15% il carbonio incorporato. Sebbene il mercato dei materiali da costruzione realizzati con fonti rinnovabili sia ancora piccolo, sta crescendo rapidamente. Per esempio, negli edifici ecosostenibili, l’utilizzo del legno lamellare a strati incrociati (CLT), sta avendo una crescita di circa il 13% all’anno.
“Alla luce delle ipotesi di revisione della normativa europea sulla prestazione energetica nell’edilizia – che imporrà nel prossimo decennio un’accelerazione al rinnovamento degli edifici esistenti – in Italia, dove il 75% degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico, questo fenomeno potrà avere un impatto dirompente. Se al 2021, nel nostro Paese, le ristrutturazioni rappresentavano il 54% del mercato dell’edilizia e le proiezioni erano di una crescita annua di circa il 2,6%, è plausibile che si possa toccare quota 6% e questo porterebbe il segmento del rinnovamento degli edifici esistenti al 62% del mercato al 2030”, continua Cerini.
Di fondamentale importanza per il settore dell’edilizia sostenibile è inoltre il tema del riciclo. Una raccolta più minuziosa e processi di riciclaggio studiati end-to-end, potrebbero portare entro il 2040 a raddoppiare (quasi) la quota di materiali riciclati. Ad oggi, solo un quarto di questo materiale riciclato proviene dall’industria delle costruzioni.
Per questo sarebbe fondamentale gestire in maniera più efficiente i rifiuti durante la fase di costruzione e demolizione. Inoltre, anche le tecniche più avanzate di separazione dei materiali, potrebbero contribuire ad incrementare la quantità di materiali da riutilizzare o riciclare. Entro il 2040, il 100% di questi rifiuti potrebbe essere riciclato e il 49% (rispetto al 18% che registrato nel 2020) essere utilizzato nelle costruzioni. In questo modo si avrebbe un incremento del 3,6% della circolarità complessiva. Ma non solo, questo permetterebbe al mercato di questi materiali di crescere 1,5 volte più rapidamente rispetto alle nuove costruzioni.
“Gli attori dell’industria edile, e in particolare le aziende produttrici di materiali, dovrebbero adottare un approccio proattivo per sfruttare al meglio il passaggio a un’economia sostenibile. Per avere successo, gli operatori dovranno anticipare le sfide ESG che rivoluzioneranno il settore, utilizzare la circolarità come punto di forza commerciale e lavorare per avere accesso competitivo a materiali circolari, attingendo anche agli stock di altri comparti”, conclude Cerini.