Quando si tratta di immobiliare, le dicerie e le chiacchiere da bar non si sprecano: “c’è la crisi immobiliare”, “meglio non investire”, “cercare di fare soldi col mattone è una follia!” e così via.
Se la situazione è davvero così problematica, perché gli investitori istituzionali stanno dimostrando un crescente interesse nei confronti del mattone italiano?
A riferirlo è un articolo del Corriere della Sera, che tratta l’argomento basandosi su una ricerca effettuata dalla società di consulenza Dils.
I dati elaborati riportano infatti che
nel terzo trimestre del 2022 nel nostro Paese sono stati realizzati circa 3 miliardi di euro
di investimenti nel settore immobiliare, il 37% in più
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Se questo importo viene sommato ai 6,4 miliardi del primo semestre, ciò che otteniamo è un totale pari a quello registrato nell’intero 2021. Inoltre, tenendo conto anche delle trattative in fase di chiusura, è presumibile che entro la fine dell’anno verranno raggiunti oltre 10 miliardi di euro, toccando i livelli record del 2019.
Il residenziale
Si tratta senza dubbio di cifre importanti e vi se aggiungiamo gli oltre 100 miliardi di euro stimati per il residenziale, i numeri parlano da soli: ancora oggi, sia per le imprese sia per le famiglie, il mattone rappresenta uno scudo contro l’inflazione.
A questo proposito l’analisi di Dils segnala un considerevole incremento dei rendimenti (intesi come rapporto tra canone annuo e valore dell’immobile) dovuto in particolar modo, come nel residenziale, all’aumento dei canoni.
Ecco quanto si evince dall’analisi per il mercato “corporate”:
- da inizio anno gli immobili a destinazione terziaria hanno registrato 3,4 miliardi di euro di transazioni;
- rispetto al 2021, la crescita nel terzo trimestre è stata del + 130% ed ha riguardato principalmente i mercati di Milano (con operazioni singole anche di valore superiore a 100 milioni di euro) e di Roma. Zone in cui si è inoltre esplicitato l’interesse degli investitori per palazzi in posizioni centrali da adibire ad uffici;
- Anche la logistica si è difesa bene, raddoppiando gli importi del 2021: 720 milioni di euro nel terzo trimestre e 2,6 miliardi da inizio anno.
Diffusione sul territorio
Lombardia ed Emilia sono le regioni verso le quali si è esplicitato un maggior interesse. L’uscita dal periodo di ristrettezze dovuto alla pandemia ha portato infatti ad una forte ripresa del settore turistico ed un crescente interesse degli investitori verso l’alberghiero.
Le transazioni effettuate da inizio anno sono pari a 1,27 miliardi di euro, con un aumento di oltre il 100% sul 2021.
Come prevedibile, la città che suscita maggior interesse è Roma, specialmente nelle posizioni centrali e di elevato standing (appannaggio di grandi catene internazionali), con investimenti che hanno già raggiunto circa 280 milioni di euro.
I volumi sono raddoppiati anche nel residenziale da investimento (edifici cielo terra da affittare, studentati, Rsa) con transazioni che hanno raggiunto i 971 milioni di euro. Dils stima inoltre che, solo a Milano, arriveranno nel medio termine 7.800 nuovi appartamenti destinati alla locazione.
Il settore del retail, per quando in fase di miglioramento, mantiene una performance debole: 470 milioni di euro da inizio anno contro i 265 del 2021. L’interesse riguarda prettamente le vie della moda e gli investitori si tengono alla larga dai centri commerciali, in particolar modo quelli piccoli e poso performanti.
Cresce inoltre l’interesse verso gli edifici sostenibili, scelta dovuta in parte all’attuale situazione economica e alla crisi energetica e in parte alla crescente domanda degli utilizzatori finali. Come spiega infatti Giuseppe Amitrano, ceo di Dils, «Già ora, gli operatori professionali investono solo in immobili sostenibili e a impatto zero e, per i nuovi edifici, gli investitori sono disposti a riconoscere un premio sul valore fino al 20-30%».
Alla luce di tutte questo, vogliamo davvero continuare a parlare di “crisi dell’immobiliare”?