In un’intervista a Credit Village, Massimiliano Bettoni e Angelo Visco – fondatori dello studio legale M.A.B.E. & Partners, fanno il punto sull’attuale crisi energetica e sul possibile aumento di crediti deteriorati.
Il primo argomento trattato riguarda le conseguenze della guerra russo-ucraina e il rincaro delle materie prime e delle utenze: fattori che hanno inciso pesantemente sui bilanci delle famiglie e delle imprese, creando importanti difficoltà. Per le aziende le previsioni non sono delle più rosee e si ipotizza che nel 2023, una serie di finanziamenti e mutui rischieranno di non essere onorati. Una situazione di emergenza che sfocerà in un inevitabile aumento dei flussi di crediti deteriorati.
Il quadro descritto nasce dall’incertezza della situazione politica internazionale e dall’attesa di provvedimenti che dovrebbero aiutare famiglie e imprese a contrastare gli effetti della crisi energetica.
Per far ripartire la cessione dei crediti nel mercato primario, tutti gli attori del mercato dei crediti attendono il rinnovo della Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze (GACS) slittata a causa della venuta meno del Governo ma che dovrebbe sbloccarsi entro fine anno.
Diversa la situazione del mercato secondario: le previsioni di grande fermento sono state rispettate, confermando una forte attività di cessione. Tra le motivazioni, sicuramente il fatto che, essendo a fine anno, si avverte l’esigenza di rispettare i business plan e le attese degli investitori.
Fermento anche da parte degli investitori internazionali interessati ad investire nel nostro mercato.
Real Estate
Nel comparto immobiliare vi sono mercati – come quello di Milano – che stanno andando particolarmente bene e si avviano a chiudere l’anno con un elevato numero di compravendite.
In sofferenza è invece il mercato dei mutui: presto o tardi infatti le banche dovranno rendersi conto che molte posizioni classificate come UTP sono in realtà delle sofferenze ed avranno un forte impatto sui bilanci. A questo proposito Bankitalia ha infatti recentemente attestato che appena il 14% dei crediti UTP sarebbero tornati in bonis .
Negli ultimi mesi abbiamo inoltre assistito ad un incremento delle attività di investigazione che, al contrario di quanto avveniva prima, vengono condotte in maniera anticipata e non più in sede di recupero crediti.
Il settore delle utilities, ad esempio, sta replicando quanto accade nel settore del credito al consumo, avviando l’indagine conoscitiva già nel momento in cui un nuovo soggetto, anche privato, si propone come nuovo cliente per la fornitura energetica. Oltre a questo, negli ultimi tempi sta prendendo sempre più piede la richiesta di una polizza fidejussoria a garanzia dello scoperto che apre uno scenario del tutto nuovo anche per il settore del recupero crediti: l’interlocuzione si attiva infatti con la compagnia assicurativa e non più con la società creditrice.
Una Gacs sugli UTP potrebbe cambiare la situazione?
Similarmente al mercato degli NPL, un sistema di garanzia statale sugli UTP ne agevolerebbe la cessione ma, considerando la diversità di posizioni e di tipologia di crediti coinvolti, rimane di difficile attuazione. Questo perché la valutazione degli UTP è difficile e, di conseguenza, impostare un sistema di regole per una garanzia statale può rivelarsi un’impresa ardua.