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Per quanto la questione ambientale stia a cuore un po’ a tutti, i timori e le preoccupazioni sulla direttiva dell’UE sugli immobili green non mancano. Ricordiamo che la versione che verrà discussa al Parlamento europeo a metà marzo prevede di raggiungere la classe energetica “E” entro il 2030 e la classe “D” entro il 2033 per la maggior parte degli edifici (con alcune eccezioni), con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero nel settore edilizio entro il 2050. Obiettivi più che lodevoli, ci mancherebbe. Peccato solo che in Italia, per raggiungerli, occorrerebbe riqualificare il 75% del patrimonio immobiliare nazionale. Una vera e propria sfida quindi, sia per i proprietari privati, sia per le imprese, specialmente alla luce di quanto successo con gli ecobonus. Ed è per questo che è stata accolta con timore anche a Torino.
Secondo un’indagine condotta da Casa.it a Torino la situazione è particolarmente preoccupante. Il 65% dei trilocali in vendita sul sito risulta a bassa efficienza energetica (dalla “G” alla “E”), mentre solo il 7% è in classe “A”. Questi risultati sono stati confermati dagli Atti di Prestazione Energetica (APE) elaborati da Enea per l‘efficienza energetica per la provincia di Torino dal 2016 ad oggi. Solo il 6,7% degli immobili rientra nella classe “A”, mentre il 70,6% dovrebbe essere riqualificato entro 10 anni per rispettare le norme vigenti. Su un totale di quasi 300.000 immobili certificati, infatti, ben 215.000 sono stati costruiti prima del 1972.
Un patrimonio datato
“Il nostro patrimonio immobiliare è più antiquato rispetto ad altri paesi come Francia e Spagna perché abbiamo salvaguardato anche stabili senza pregio: altrove sono stati demoliti e ricostruiti”, le parole di Paola Malabaila, presidente di Ance Piemonte. L’Associazione costruttori edili ha fatto una stima del tempo necessario per raggiungere l’obiettivo e il risultato è sconvolgente: 3.600 anni. “Si tratta di una sfida importante che condividiamo, ma ci vorrà molta flessibilità sulla tempistica per evitare che i prezzi schizzino alle stelle, garantire la reperibilità dei materiali e avere un numero adeguato di imprese edili”. Inoltre la situazione causata dal superbonus 110 non ha certo aiutato. “Non abbiamo potuto investire sul personale: già oggi facciamo fatica a trovare operai e tecnici”, aggiunge il Presidente.
Malabaila non è l’unica ad esprimere perplessità circa la normativa sugli immobili green. “Sono scettico sulla possibilità di poter concludere i lavori entro il 2033” ha infatti affermato Enzo Tanino il presidente Confartigianato Piemonte Edilizia. “Il Piemonte ha un patrimonio immobiliare vecchio ed energivoro, oltre il 50%degli edifici a Torino ha più di 45 anni e la maggior parte degli edifici residenziali in Piemonte rientra nelle fasce energetiche più basse, questo vuol dire che in Piemonte è da rifare un immobile su due”.
Il peso della responsabilità sugli immobili green
Chi sono i principali proprietari immobiliari italiani, e su chi ricadranno gli oneri maggiori? In Italia il mattone è considerato il bene rifugio per eccellenza e che oltre il 70% delle famiglie è proprietaria della casa in cui vive. I gruppi immobiliari che possiedono interi isolati sono pochi e la proprietà è perlopiù diffusa e parcellizzata.
L’Uppi, Unione dei piccoli proprietari italiani, riporta che l’impatto dei costi della direttiva varierà dai 20 ai 40 mila euro per unità immobiliare. Cifre troppo elevate per poter ricadere unicamente sui proprietari. Fin quando il governo non riuscirà a sbloccare la situazione Superbonus 100%, tutto procederà a rilento. “Ma la direttiva così com’è ci vede decisamente contrari, poi vedremo se gli Stati riusciranno a fare chiarezza e a stanziare aiuti”, il commento di Piera Bessi, presidente Uppi Torino. “È la stessa modalità già usata per il motore elettrico, diktat che vengono calati dall’alto senza preoccuparsi delle conseguenze”.
Immobili nuovi vs immobili vecchi
A pagare le conseguenze più importanti sono gli immobili più datati e meno efficienti, che oggi rischiano un’improvvisa svalutazione. Lo spiega Giovanni Judica Cordiglia, amministratore delegato di Investitalia e Bolaffi per gli Immobili: “Oggi le valutazioni non tengono ancora conto di questo parametro, ma gli acquirenti iniziano a chiederlo: ci dovrà quindi essere fatalmente un adeguamento”. Nel mercato si sta quindi creando un vero e proprio divario. “Su determinati immobili storici non si potrà intervenire più di tanto, è la stessa differenza che passa tra un’auto elettrica o una diesel da trasformare in elettrica”, continua.
La strada verso immobili green
Nonostante le difficoltà, non è possibile nascondersi dietro ad un dito o cercare soluzioni alternative. Anche a Torino la via da seguire è una sola: tenere conto dell’impatto energetico.E forse la direttiva Ue sugli immobili green fornirà “una spinta nella direzione giusta, per lasciare un mondo migliore ai nostri figli”. Lo sostiene l’architetto Attilio Giaquinto, che ha già realizzato 57 alloggi in classe A come quelli dell’ex opificio di via Riberi ai piedi della Mole. “Qualunque progetto di ristrutturazione non può più prescindere dall’aspetto energetico, anche se poi si può andare da un minimo a un massimo e ci si scontra con il portafoglio dei clienti. Purtroppo la gestione dei bonus è stata un disastro, anche noi abbiamo cantieri fermi, ora ci vuole un intervento strutturale”.