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Il governo si è impegnato a garantire un’uscita sostenibile dalle misure decise in passato che non possono essere attualmente, utilizzando trasparenza, coerenza e responsabilità. Questo le ultime notizie riguardanti lo stop al superbonus in una nota del MEF, che ha anche sottolineato la necessità di proteggere i conti pubblici nel 2023. Tuttavia, lo stop al Superbonus 110 potrebbe avere conseguenze negative sia per le imprese del settore edile sia per le famiglie. Questo perché potrebbe mettere in ginocchio le prime (attualmente sono 50 mila quelle a rischio fallimento) e costringere le seconde a pagare cifre inaspettate. La conseguenza? Il rischio è di avere una pioggia di pignoramenti e, di conseguenza, un numero sempre più crescente di immobili all’asta.
Le conseguenze dello stop al Superbonus 110
Il blocco della cessione del credito maturato con il Superbonus 110%, ha avuto per il settore edile lo stesso effetto di uno tsunami. Come ha spiegato Giuseppe Izzo, Ceo di Uese Italia Spa, società che assiste le imprese per la richiesta della Soa, l’attestazione che permette loro di partecipare ad appalti pubblici: “In questi giorni gli intermediari che si erano, nell’ambito di un accordo quadro, impegnati ad anticipare le spese per la ristrutturazione di edifici e appartamenti stanno inviando ai general contractors delle lettere in cui li invitano, senza alcun onere aggiuntivo, a sciogliere ogni tipo di legame. Con ricadute facilmente immaginabili”.
“Non riceviamo soldi – ha affermato Nicolò Di Marco, responsabile tecnico della Diemme General Building – da ormai quattro mesi e, per questo, siamo stati costretti a fermare i lavori. Sta così accadendo l’inverosimile, con i cantieri fermi e le famiglie, alle quali si era promesso di eseguire la ristrutturazione a costo zero, totalmente disorientate. Un caos che, da qui a fine anno, potrebbe aprire scenari davvero molto inquietanti. Chi tirerà fuori ora questo denaro? Chi permetterà di completare quanto iniziato? Come si sbloccherà una situazione di totale stallo e pericolosa da un punto di vista economico? Le risposte al momento mancano”.
“La situazione attuale mette a serio rischio la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio italiano “ il commento dell’architetto Giulia Latessa, direttore Generale della PV Services srl di Vicenza, partner tecnico di numerosi general contractors italiani. “Cantieri interrotti che rischiano di non ripartire mai più, insieme a progetti presentati e non più realizzabili, ci restituiscono una visione futura del tessuto urbano ben peggiore di quella che avremmo dovuto, e voluto, consegnare ai nostri figli”.
Le parti più penalizzate
Chi si trova a fronteggiare le conseguenze più pesanti della revoca del superbonus? Al fianco delle aziende vi è anche chi ha preso la decisione di intervenire a costo zero: “Gli intermediari – continua il Ceo di Uese Italia Spa – hanno, fino a novembre, sostenuto economicamente le imprese facendosi cedere il credito e, quindi, ottenendo un margine pari o superiore al 10%. In base a questo presupposto, confermato da accordi con i general contractors, sono arrivate migliaia di delibere condominiali che hanno dato l’ok per l’esecuzione dei lavori senza dover sborsare, almeno teoricamente, un euro.
Ora tutto questo viene messo drammaticamente in discussione, tanto che diverse imprese edili si stanno rivolgendo ai proprietari di casa per ottenere il denaro necessario per procedere al completamento dell’opera iniziata. Una cifra che va dai 25mila ai 30mila euro che spesso non può essere onorata da chi, senza la garanzia della cessione del credito, non avrebbe mai dato il via libera alla ristrutturazione del proprio immobile”.
Gli effetti sulle famiglie
A cosa vanno incontro tutte quelle famiglie che ora si trovano a dover fronteggiare un debito non preventivato? Come afferma Izzo, “il rischio è che, a partire da settembre di quest’anno, molti proprietari rischiano di vedere le loro abitazioni essere oggetto di pignoramento fino alla messa all’asta. Milioni di appartamenti che rischiano di essere persi dai legittimi proprietari che, di fatto, si sono limitati a fidarsi dello Stato. Un problema serio che riguarda in particolare chi ha iniziato ad eseguire i lavori a partire da ottobre dello scorso anno. Una beffa che fa il paio con le difficoltà che i costruttori stessi e i relativi subappaltatori stanno vivendo in queste settimane. Ricorrere al fallimento sembra, al momento, essere l’unica strada percorribile”.
I rischi dello stop al Superbonus per le imprese
Le imprese edili stanno facendo di tutto per trovare una scappatoia e molte si stanno riversando nei tribunali. Come sostiene infatti l’architetto Latessa “sono in migliaia quelle che stanno ragionando in tal senso. Almeno 50mila, con una perdita stimata di circa 500mila posti di lavoro. Un disagio enorme che sottintende debiti per centinaia e centinaia di milioni di euro. Una soluzione va trovata perché qui è in gioco il sistema Paese. Con il blocco della cessione del credito, si mina l’economia reale, quelle piccole e medie attività che, da sempre, rappresentano un punto di riferimento essenziale. Da noi, è un pellegrinaggio continuo di imprenditori che sono ormai sul lastrico. Intervenire, e farlo subito, è un dovere. Un dovere per chi si è fidato dello Stato e delle sue norme”.
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