La crisi che ha avuto inizio dal crash della Silicon Valley Bank non è ancora rientrata e le banche americane stanno già correndo ai ripari. In vista ci sarebbe infatti una nuova “bomba” pronta ad esplodere, quella degli immobili commerciali.
Come riporta infatti il Washington Post, alla Casa Bianca, al Dipartimento del Tesoro e alla Federal Reserve “si stanno esaminando i potenziali rischi posti dal mercato, che secondo alcuni analisti si sta avviando verso un crollo nei prossimi due anni”.
Le banche regionali americane hanno già affrontato problemi simili e la notizia del Washington Post sembra essere una conseguenza naturale dei problemi recentemente riscontrati.
La Federal Deposit Insurance Corporation ha annunciato l’acquisizione della Silicon Valley Bank da parte della First Citizens di Raleigh, una banca di medie dimensioni.
Nell’ultimo ventennio il settore immobiliare commerciale aveva registrato una forte crescita, favorita sui prestiti alle imprese come Svb e Signature Bank. Tuttavia, la pandemia ha avuto un impatto negativo sul settore e fatto crollare la domanda. Molte aziende hanno adottato lo smart-working e ridotto gli spazi per gli uffici, causando un aumento di posti vacanti e minacciando i valori degli immobili.
“Finora le banche che concedono prestiti non sono state colpite, perché i contratti di locazione degli immobili commerciali tendono a durare diversi anni, a differenza dei termini di un anno della maggior parte dei contratti delle unità residenziali. Ma milioni di questi contratti di locazione scadranno nei prossimi due anni, innescando potenzialmente un effetto domino che potrebbe scuotere il sistema finanziario statunitense”. Riporta il Washington Post.
Secondo il quotidiano americano, lo scenario peggiore “si verificherebbe se le aziende decidessero di non rinnovare i loro contratti di locazione o di insistere su condizioni molto più favorevoli, facendo crollare il valore degli immobili commerciali in tutti i settori. Ciò significherebbe che i prestiti concessi da molte banche a fronte di edifici adibiti a uffici avrebbero improvvisamente un valore inferiore a quello attuale, soprattutto con i tassi di interesse molto più alti oggi rispetto a un anno fa. E questo, a sua volta, potrebbe far dubitare i depositanti e gli investitori della stabilità finanziaria delle banche, portando potenzialmente allo stesso tipo di corsa che ha fatto crollare Svb e Signature questo mese”.
Quelle che corrono i maggiori rischi non sono le grandi banche di Wall Street, quelle che hanno causato la crisi finanziaria del 2008. La spada di Damocle pende infatti sugli istituti regionali più piccoli, quelli già provati dalle oscillazioni selvagge di questo mese. Secondo la società Trepp, prima dell’acquisizione dal governo federale all’inizio del mese, la Signature Bank aveva il decimo portafoglio più grande di prestiti immobiliari commerciali. Stessa cosa per la First Republic Bank, che sta cercando di essere salvata dalle banche di Wall Street per evitare un potenziale collasso. Il suo è infatti il nono portafoglio più grande di prestiti immobiliari commerciali.
Gli analisti sostengono che entrambe le banche, considerate di medie dimensioni, potrebbero essere colpite rapidamente dal deterioramento del settore immobiliare commerciale. Inoltre, queste banche stanno anche affrontando l’aumento dei tassi d’interesse. Questi stanno infatti riducendo il valore delle loro obbligazioni a lungo termine e dei titoli del Tesoro americano, acquistati a tassi più bassi. La conseguenza dell’aumento dei tassi di interesse è la diminuzione del valore delle obbligazioni esistenti. Questo perché i potenziali acquirenti potrebbero ottenere tassi di interesse più elevati acquistando obbligazioni più recenti.