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Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha lanciato un’allerta sul mercato immobiliare europeo, affermando che i prezzi delle case potrebbero subire una correzione “disordinata” e diminuire ancora di più, dopo aver già subito il primo calo dal 2015. Inoltre, un’ulteriore crescita dei tassi di interesse da parte delle banche centrali europee potrebbe sfociare in un aumento delle rate sui mutui. Il direttore del dipartimento europeo del FMI, Alfred Kammer, ha dichiarato che l’aumento dei tassi da parte della BCE sembra inevitabile, e che potrebbe avvenire “relativamente presto”.
La banca centrale “deve mantenere i tassi elevati almeno fino alla metà del 2024, in quanto le previsioni sono di un rallentamento dell’inflazione al 2% (target della Bce) nel corso del 2025” le parole di Kammer in un intervento alla CNBC.
Ciò mette l’Europa in una situazione difficile in cui il rialzo dei tassi di interesse per ridurre l’inflazione potrebbe portare a una correzione del mercato immobiliare.
Ultimo outlook del FMI
L’ultimo report del FMI afferma che la correzione dei prezzi degli immobili in Europa potrebbe verificarsi, anche se si riuscisse ad evitare uno stress finanziario più ampio, dopo la crisi delle banche che è esplosa sui mercati a marzo. Crisi che, ricordiamo, è stata scatenata dal crack della Silicon Valley Bank (SVB) e dalla fine dei giochi per Credit Suisse come banca autonoma. Inoltre, molti ritengono che, a causa dei nuovi timori che continuano ad assillare la banca regionale americana First Republic, la crisi non sia ancora finita.
Bisogna inoltre considerare che, come riporta il FMI, in alcuni paesi europei la correzione è già iniziata nel 2022. Come in Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia, dove i prezzi delle case nell’ultimo anno sono scesi del 6%. Inoltre, se i mercati riassumessero i rischi di inflazione e se le condizioni finanziarie si irrigidissero più del previsto, la situazione potrebbe peggiorare. E ciò potrebbe avere conseguenze negative sui bilanci familiari e delle banche.
Le conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse imposti dalle banche centrali sono note. Porterebbero ad un aumento delle rate dei mutui, causando una riduzione della propensione al consumo dei mutuatari. In alcuni casi, le famiglie potrebbero non essere più in grado di pagare i propri prestiti, causando un aumento dei crediti deteriorati e conseguenti perdite per le banche stesse.
L’andamento dei prezzi delle case
“I modelli empirici che fanno riferimento al legame dei prezzi delle case e ai fondamentali indicano che i prezzi (degli immobili) sono sopravvalutati del 15-20% nella maggior parte dei paesi europei “ riporta l’outlook del Fondo Monetario Internazionale. “Di conseguenza, con le rate dei mutui che continuano a salire e i redditi reali attaccati dall’inflazione, i prezzi degli immobili stanno scendendo in diversi mercati”.
Gli ultimi dati rilasciati da Eurostat hanno mostrato che i prezzi delle case nell’UE sono scesi per la prima volta dal 2015. Nell’ultimo trimestre del 2022 hanno infatti registrato una diminuzione su base trimestrale dell’1,5%, sollevando non poche preoccupazioni da parte del FMI.
“In generale il problema dei prezzi delle case è presente ovunque, non soltanto dei paesi caratterizzati da un livello elevato dei debiti”. “Questo problema – ha continuato Kammer – necessita di essere affrontato con una supervisione. C’è bisogno di stress test”. In altre parole in Europa, i prezzi degli immobili “devono essere monitorati in modo molto attento”.
FMI: servono ulteriori restrizioni
Ciò che è certo è che la situazione non è facile da risolvere e che la BCE non può abbassare la guardia contro l’inflazione. Secondo il FMI, il tasso di inflazione headline nell’area euro dovrebbe essere in media del 5,3% quest’anno, per poi scendere al 2,9% nel 2024, un livello comunque superiore al target del 2% fissato dalla Bce. Per fare ciò, la Banca Centrale Europea dovrà continuare ad aumentare i tassi di interesse e mantenerli alti fino almeno alla metà del 2024.
“C’è bisogno di un’ulteriore restrizione, e quando si arriverà al tasso terminale, quel livello dovrà essere mantenuto per un periodo di tempo più lungo, in quanto l’inflazione core è (…) elevata, e molto persistente. E non c’è niente di peggio che fare una pausa o interrompere la battaglia contro l’inflazione troppo presto perché in quel caso, se si dovesse tornare a intervenire per la seconda volta, i costi sull’economia sarebbero molto più alti”, ha detto Kammer.
Le difficoltà non riguardano però solo la BCE, bensì anche le altre banche centrali europee. Il FMI prevede infatti in Svezia un tasso di inflazione del 6,8% per quest’anno e del 2,3% per il 2024. Anche nel Regno Unito, dove si applica lo stesso quadro, il tasso di inflazione sarà del 6,8% nel 2023 e del 3% nel 2024.
Inflazione alta, quindi, in tutta Europa. Nonostante i rischi per le banche, il mercato immobiliare e i consumatori, le banche centrali europee non hanno altra scelta se non quella di continuare ad adottare misure rigorose richieste dal FMI.
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