L’analisi Morningstar DBRS lancia un avvertimento per gli investitori: tra tassi d’interesse ancora elevati, nuove tensioni sui dazi e prospettive economiche incerte, il costo del rischio banche europee è destinato a salire. Ecco cosa sta accadendo e dove si concentrano le maggiori vulnerabilità.
Nel cuore del sistema finanziario europeo si agita una variabile che può determinare il futuro della stabilità creditizia: il costo del rischio delle banche europee. Secondo un recente studio condotto da Morningstar DBRS, il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta. A preoccupare sono una serie di fattori convergenti: la volatilità dei mercati, l’incertezza economica legata ai dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti, e un possibile rallentamento della crescita nell’Eurozona. Tutti elementi che, nel loro insieme, rendono più fragile l’equilibrio patrimoniale di molti istituti bancari.
Dazi USA e volatilità: perché il costo del rischio banche europee torna sotto pressione
L’allentamento parziale della politica protezionistica americana – che ha visto l’esclusione della Cina da nuove misure tariffarie – non è bastato a rassicurare i mercati. L’instabilità globale rimane elevata, e le banche europee si trovano ad affrontare l’eventualità di nuove restrizioni doganali su settori chiave come quello chimico, industriale, dei beni di consumo e sanitario. Settori dove l’Europa è altamente esposta, sia in termini di produzione che di esportazione.
Come sottolineano Maria Rivas e Marcos Alvarez, analisti senior di Morningstar DBRS, questo scenario potrebbe spingere le banche ad adottare un atteggiamento più prudente, rivedendo le proprie esposizioni e aumentando gli accantonamenti su crediti potenzialmente a rischio. In particolare, si teme un incremento dei prestiti classificati come Stage 2, ossia quei finanziamenti formalmente ancora performanti, ma per cui è stato registrato un deterioramento del merito creditizio.
Tassi elevati, inflazione e NPL: le banche europee sotto pressione
Un altro nodo critico riguarda il contesto dei tassi d’interesse. Sebbene diverse banche centrali europee stiano pianificando una graduale riduzione dei tassi, gli attuali livelli restano comunque superiori rispetto all’epoca dei tassi “zero” o negativi. Questo significa che, in presenza di una crescita fiacca e un possibile aumento della disoccupazione, molte famiglie e imprese potrebbero trovarsi in difficoltà nel rimborsare i propri debiti.
Il risultato? Un potenziale aumento dei crediti deteriorati (NPL) e, di conseguenza, del costo del rischio per le banche europee. Morningstar DBRS avverte che, se le condizioni macroeconomiche dovessero peggiorare ulteriormente, numerosi istituti saranno costretti a rafforzare le proprie riserve per proteggere i bilanci.
Analisi su 50 banche: il costo del rischio banche europee nel 2024 e le previsioni 2025
Lo studio Morningstar DBRS ha preso in esame un campione di 50 istituti attivi in 15 Paesi europei, tra cui Germania, Italia, Spagna, Francia, Irlanda, Grecia e Portogallo. Il dato emerso per il 2024 è incoraggiante: il costo medio del rischio si è attestato a 31 punti base, in linea con il primo semestre e in miglioramento rispetto al 2023 (39 punti base) e al 2022 (36). Un dato che, tuttavia, nasconde importanti differenze tra le singole realtà nazionali.
- Le banche di Portogallo, Irlanda e Grecia si sono distinte per aver registrato la maggior riduzione del costo del rischio rispetto al 2023. Merito soprattutto dei rilasci di accantonamenti avvenuti in alcune realtà (Caixa Geral de Depósitos in Portogallo, Permanent TSB in Irlanda).
- Le banche tedesche e spagnole hanno invece mostrato un peggioramento. In Germania, ad esempio, il costo del rischio è passato da 38 punti base nel 2023 a 42 nel 2024, con DZ Bank tra i principali responsabili di questo aumento.
Germania: debolezze settoriali e costo del rischio in costante crescita
La Germania rappresenta oggi uno degli osservati speciali. Nonostante non abbia registrato picchi durante la pandemia, il suo costo del rischio è aumentato progressivamente dal 2019, passando da 16 a 42 punti base. Questo trend riflette le fragilità strutturali di due settori chiave: l’immobiliare commerciale e l’industria automobilistica, entrambi in sofferenza.
Le prospettive per il 2025 restano complesse: l’economia tedesca fatica a riprendersi, e l’eventuale estensione dei dazi USA potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Secondo gli analisti di Morningstar DBRS, le banche tedesche saranno probabilmente costrette a rafforzare gli accantonamenti, peggiorando i margini operativi e la redditività.
Quali istituti mostrano maggiore resilienza?
Al contrario, le banche dei Paesi nordici – in particolare Danimarca, Svezia e Finlandia – continuano a presentare livelli di costo del rischio molto bassi, grazie a economie stabili e sistemi bancari prudenti. Anche l’Irlanda mostra segnali positivi, anche se il miglioramento è in parte dovuto a rilasci una tantum, difficilmente replicabili nel 2025.
In Grecia, la Piraeus Bank ha ridotto di ben 90 punti base il costo del rischio, nonostante abbia continuato a effettuare accantonamenti aggiuntivi. Questo risultato conferma una dinamica di derisking attivo, tesa a consolidare il portafoglio in vista di una futura espansione del credito.
Conclusione: il 2025 sarà un anno chiave per il credito bancario in Europa
Il costo del rischio banche europee sarà uno degli indicatori strategici più rilevanti da monitorare nel 2025. In un contesto in cui inflazione, geopolitica e crescita fragile si intrecciano, la capacità delle banche di anticipare i rischi e gestire in modo proattivo le esposizioni settoriali sarà determinante.Per gli investitori, ciò significa porre attenzione non solo agli utili trimestrali, ma anche agli indicatori di qualità degli attivi, alla solidità dei bilanci e alla capacità di adattamento dei singoli istituti. I fondamentali bancari restano robusti, ma i segnali d’allerta sono già visibili all’orizzonte.