Il Patrimonio Immobiliare del Vaticano si rivela come un affascinante mosaico di oltre 4,000 proprietà, gran parte delle quali eleggono la loro dimora nella maestosità di Roma. Normale se si crea tensione tra la ricchezza accumulata e la missione di condividere e servire la povertà.
Ma andiamo avanti perché c’è altro, poiché spiccano anche residenze in luoghi come Francia, Svizzera e Regno Unito. Questo intricato scenario abbraccia una varietà di destinazioni, dalle dimore residenziali ai locali commerciali, dai garage alle biblioteche, dai conventi alle catacombe, dalle stalle alle cabine elettriche. Una sinfonia di patrimonio che rivive attraverso il più recente rapporto finanziario dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, per l’anno 2022. Un anno in cui le acque finanziarie hanno subito l’influenza di varie incognite, tra cui il conflitto in Ucraina e l’incremento dei prezzi energetici.
Eppure, anche in mezzo a questa tempesta, emerge una luce di speranza. Una luce che, nel vasto panorama immobiliare, si irradia dal comparto degli edifici e delle strutture. Sebbene una contrazione abbia colpito il settore mobiliare, il patrimonio immobiliare del Vaticano ha mantenuto la sua stabilità, in parte persino bilanciando la situazione. Questo risultato è frutto delle nuove direttive, un frutto maturo della visione di Papa Francesco. L’Apsa sta abbracciando cambiamenti coraggiosi, rompendo con l’era in cui “la casa nel Vaticano” rappresentava un privilegio assoluto. Oggi, le porte dell’ufficio apostolico stanno rivelando una nuova realtà, segnata dal freno agli affitti gratuiti, dal rimpicciolimento degli spazi eccessivi degli uffici e dall’eliminazione degli immobili sfitti a causa della mancanza di manutenzione.
Un aspetto rilevante di questa metamorfosi è emerso nei locali una volta desolati, ora riqualificati e offerti al mercato attraverso un massiccio sforzo di ristrutturazione. Una nuova era di consapevolezza sta prendendo forma, rendendo la cura e l’utilizzo responsabile delle risorse un segno tangibile della fede e dell’impegno della Chiesa.
Quanti immobili possiede il Vaticano?
Ogni immobile, come una perla preziosa, rivela la sua storia. Questa fotografia aggiornata della proprietà vaticana è composta da 4,072 unità, abbracciando un’affascinante superficie commerciale di 1.47 milioni di metri quadrati. L’arte immobiliare di questa vasta collezione si dipana su un mosaico territoriale. Il 92% delle proprietà è situato nella Provincia di Roma, con il rimanente 8% sparpagliato tra le provincie di Viterbo, Rieti e Frosinone, nonché altri luoghi d’interesse come Padova e Assisi.
Il 19% degli immobili balla al ritmo del mercato libero, il 12% in armonia con un canone agevolato, mentre il 69% partecipa al balletto con canoni nulli. Ma la più recente melodia finanziaria rivela un aumento delle entrate, una sinfonia di incassi che tornano alla normalità, risvegliandosi dal torpore della pandemia.
In passato, per sostenere le attività commerciali ospitate in locali della Santa Sede, l’Apsa aveva offerto sconti sui canoni, che si aggiravano tra il 30% e il 50%, con dilazioni di pagamento fino al 30%. E alla fine di questa epica performance finanziaria, emergono i capitoli delle tasse: un tributo di 6,05 milioni di euro per Imu e 2,91 milioni di euro per Ires sono stati offerti all’Italia nel 2022, una nota di responsabilità e contributo.
Monsignor Nunzio Galantino, Presidente dell’Apsa, afferma: “La trasparenza dei numeri, dei risultati ottenuti e delle procedure stabilite è uno degli strumenti a nostra disposizione per allontanare, almeno da chi è privo di pregiudizi, ogni infondato sospetto sul patrimonio della Chiesa, la sua amministrazione e il rispetto degli obblighi di giustizia, come il pagamento delle imposte dovute e di altri tributi.”
In questo intricato labirinto di mattoni e cemento, la Chiesa prosegue il suo cammino, guidata da un nuovo spirito di responsabilità e cambiamento. Un patrimonio che si trasforma, riflettendo il profondo impegno verso un futuro di consapevolezza, giustizia e speranza.
Intrigante come un’ombra in un affresco antico, la controversia si fa spazio tra i mattoni di questo scenario.
Emerge una domanda curiosa:
come può una istituzione che predica la povertà e l’umiltà possedere un così vasto patrimonio immobiliare?
Dopo aver risposto alla domanda su quanti immobili ha la Chiesa, questa dicotomia, carica di interrogativi, alimenta una discussione che ci sfida a scrutare oltre l’apparenza. Oltre a seguire il cammino di fede, ci spinge a considerare il ruolo della ricchezza materiale nell’opera della Chiesa. Che tu sia fedele devoto o osservatore curioso, questa conversazione merita di essere ascoltata e condivisa.
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