Che i costi delle case a Milano siano tra i più elevati d’Italia, è un dato di fatto. E continua ad essere un problema per le famiglie, al punto che chi ha un reddito mensile netto di 1.500 euro potrebbe permettersi al massimo il mutuo per l’acquisto di un box.
Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2021, circa il 25% della popolazione di Milano ha un reddito basso. In città, il 60% dei contribuenti dichiara redditi inferiori a 25.000 euro l’anno, e di questi, il 35% dichiara redditi inferiori a 15.000 euro l’anno.
Nel 2021, il 63% delle compravendite immobiliari a Milano è avvenuto con un mutuo, con un importo medio di 234.000 euro. Secondo i dati della Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari, nel 2021 il prezzo medio di vendita a Milano è stato di 5.268 euro al metro quadrato per le case nuove, di 4.122 euro per quelle usate in buone condizioni e di 3.086 euro per quelle usate da ristrutturare, escludendo i valori del centro storico che sono più alti del doppio rispetto al resto della città.
Ciò significa che con un reddito netto mensile di 1.500 euro e un mutuo al 80% con una rata mensile che rappresenta il 30% dello stipendio, è possibile acquistare un piccolo box di 18 metri quadrati sulla piazza delle case nuove, un altro piccolo box di 24 metri quadrati sul mercato delle case usate in buone condizioni o un box leggermente più grande (31 metri quadrati) sul mercato delle case usate da ristrutturare. Un monolocale viene generalmente considerato tale a partire da 35 metri quadrati.
“Milano non reggerà a lungo nell’essere la città più ambita e attrattiva d’Italia”, le parole di Alessandro Maggioni, il presidente del Consorzio Cooperative Lavoratori commentando i primi dati dello studio preliminare dell’Osservatorio Casa Affordable (Oca) che è stato presentato durante il seminario “Costi abitativi e città – OCA un osservatorio per qualificare il dibattito sull’affordability a Milano”. In sostanza, abitare a Milano non è sostenibile: “Sta diventando una città pressoché impossibile, in cui c’è un apice che può permettersi tutto e una base che fa molta fatica e si allarga”, sottolinea Maggioni.
Il deterioramento della qualità della vita a Milano è stato aggravato anche dall’aumento dei costi degli affitti, che hanno raggiunto un valore medio di 148,5 euro al metro quadrato per i nuovi contratti sul mercato transitorio e di 165 euro al metro quadrato per quelli a lungo termine. Ciò significa una media di 965 euro al mese per un appartamento di 70 metri quadrati.
Carmelo Benenti, segretario generale del Sunia Milano, ha commentato che Milano rischia di non essere più una città inclusiva e che la soluzione per il problema del costo degli affitti non può essere il social housing affidato ai privati, ma è necessario che il settore pubblico rivendichi un ruolo più attivo nell’edilizia residenziale. Secondo Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia (associazione dei proprietari immobiliari di Milano e vice presidente di Confedilizia), il problema dell’aumento dei costi degli affitti a Milano è dovuto principalmente alla carenza di offerta di case a prezzi accessibili.
“Milano è una città dinamica nella quale c’è anche uno squilibrio nell’andamento dei costi: la politica ha favorito l’accesso alle case di proprietà penalizzando le locazioni, e invece non andava fatto. Da decenni non ci sono italiani che comprano case per affittarle: Milano non è allineata con i parametri europei, dove la locazione è tra il 50 e il 60 per cento mentre qui siamo al 34”. La soluzione di Clerici sarebbe quindi: “Per abbattere i costi, delle case in vendita ma anche dei canoni d’affitto, non c’è che da raddoppiare l’offerta. È una legge di mercato”.