Se cerchi un esempio pratico di come viene calcolato il pignoramento dello stipendio in busta paga, quali sono le formule di calcolo, le fonti legali e gli articoli di legge pertinenti… sei nel posto giusto!
Il pignoramento della busta paga è una misura esecutiva prevista dall’articolo 543 del Codice di procedura civile, utilizzata dai creditori per recuperare i crediti insoluti da parte dei debitori.
Pignoramento della busta paga: esempio di calcolo
Il pignoramento dello stipendio è soggetto a limiti stabiliti dalla legge italiana per garantire che il debitore disponga di un reddito minimo per vivere. Questi limiti dipendono dallo stipendio netto mensile del debitore e dalla presenza di eventuali obblighi di mantenimento.
Il creditore è un ente privato
Il calcolo di prelievo è pari al 20%, relativa al quinto, e viene calcolata sul netto e non sul lordo, come credono in molti.
- Per uno stipendio netto di 1.000 euro, il creditore può prelevare solo 200 euro.
- Per uno stipendio netto di 1.500 euro, il creditore può prelevare solo 300 euro.
Il creditore è l’Agenzia delle Entrate Riscossione
Sono previsti limiti diversi per il pignoramento dello stipendio:
- un decimo (1/10) dello stipendio se l’importo non supera i 2.500 euro;
- un settimo (1/7) dello stipendio se l’importo non supera i 5.000 euro;
- un quinto (1/5) dello stipendio se l’importo è superiore ai 5.000 euro.
Anche il TFR può essere pignorato, nel limite di un quinto dell’importo netto totale.
Non esiste uno stipendio non pignorabile, anche se l’importo è molto basso.
Ad esempio, se la retribuzione mensile è di 300 euro, il pignoramento consentito sarà di 60 euro. Dopo aver calcolato il “minimo vitale”, lo stipendio può essere pignorato per la parte eccedente.
La Corte Costituzionale, con la sentenza 248/2015, ha confermato che, anche per stipendi molto bassi e unica fonte di sostentamento, il minimo vitale corrisponde a quattro quinti dello stipendio.