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144,731 il numero delle aste immobiliari in Italia nei primi tre trimestri del 2022, per un valore totale di 19,2 miliardi di euro. Questo lo scenario delineato da REVIVA, realtà specializzata nella vivacizzazione delle aste immobiliari che, avvalendosi di un metodo che fonde intelligenza artificiale, big data e marketing esperienziale, ha l’obiettivo di aumentare il numero di immobili venduti all’asta ed evitare così la svalutazione dovuta alle numerose aste deserte.
L’andamento delle Aste Immobiliari
I dati analizzati dall’azienda riportano che da luglio a settembre si è verificato un rallentamento nelle aste giudiziarie fissate: mentre nei trimestri precedenti il rapporto con il 2021 era positivo in doppia cifra, nel terzo trimestre questo valore è migliorato solo del 4,6% rispetto allo stesso arco temporale dell’anno passato, il 32,3% in meno rispetto al Q3 2019.
Dati che confermano un trend in calo rispetto ai segmenti precedenti, con allontanamento rispetto al 2019 (anno in cui tutte le procedure giudiziarie si sono svolte senza i rallentamenti dovuti alla pandemia) pari al -21,8%.
Degno di nota è inoltre il dato riguardante la distribuzione geografica del calo delle aste rispetto al 2021:
- – 10,8% nel nord Italia;
- + 14% al sud;
- + 15,6% nelle isole.
Sebbene il mercato delle regioni meridionali risulti più complesso e flemmatico rispetto a quelle del nord, la maggiore attività dei tribunali ha fatto in modo che le aste giudiziarie procedessero con maggior slancio.
Situazione immobili in asta
Con riferimento alla tipologia di immobili, le aste registrate sono così ripartite:
- 78.531 per immobili residenziali;
- 50.244 per immobili non residenziali;
- 15.956 per i terreni.
Rispetto allo stesso periodo del 2021, il residenziale ha maturato un aumento del 25,3%, contrapponendosi al -20,4% del non residenziale e al -15,9% dei terreni.
Spostando l’attenzione sul prezzo degli immobili residenziali – il cui valore storicamente si attestava tra i 70 e gli 80 mila euro – nel primo semestre del 2022 è stata registrata un’importante crescita: 112.000€, il + 36,1% rispetto allo stesso periodo del 2021. Il terzo trimestre ha portato ad una leggera flessione, raggiungendo 106.086 euro. Un importo che, seppur più basso, mantiene un +28,5% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il motivo? Tutti gli immobili relativi alle procedure sospese sono tornati in asta, molti per la prima volta o comunque con un minor numero di ribassi e, di conseguenza, ad un prezzo più alto.
Come prevedibile, il fatto che questi immobili presentino una base d’asta superiore alla media (che risulta essere 72 mila euro), ha finito per avere un impatto negativo sulle aggiudicazioni, escludendo così molti potenziali acquirenti.
Degno di nota è inoltre il dato riguardante la tipologia di vendita. Nonostante le difficoltà da parte degli acquirenti infatti, il 37,2% delle aste è stato puramente telematico, rendendo questa tipologia la più utilizzata.
Numero si contrappone al 32,7% delle aste svolte presso il venditore e al 30% delle aste miste che, secondo gli esperti di Reviva, sarebbero la scelta preferibile. Questo perché permettono sia la partecipazione in presenza (procedura molto più semplice) sia quella telematica (più complessa ma che al contempo permette la partecipazione a distanza), incrementando così le possibilità di aggiudicazione di una casa all’asta.
Aste Immobiliari: la previsione per il futuro
“Le previsioni per il futuro? A ottobre e metà novembre le aste fissate sono 23.152: prevediamo che, proseguendo con questo trend, chiuderemo con un numero di esperimenti compreso fra le 185 e 195 mila aste, molto vicino al volume del 2021 ma purtroppo ancora lontano circa del -25% rispetto ai valori pre covid del 2019.” – commenta Giulio Licenza, Co-founder di REVIVA.
“La sensazione generale per il futuro è che ci sia stato un rallentamento della crescita costante di aste bandite post covid. Le ragioni sono da cercare nei tribunali, i quali probabilmente soffrono ancora di rallentamenti post pandemia o hanno una capacità di gestione delle procedure diversa dal 2019. Lo stock di NPLs presente nel sistema è calato poco dal 2015 e sta tornando a crescere, c’è quindi bisogno quindi di una forte reattività di tutti gli operatori coinvolti per riuscire a gestire e recuperare efficacemente questi crediti, a maggior ragione nel contesto di mercato che vediamo oggi e nel prossimo futuro, con l’inflazione crescente, l’aumento dei tassi e politiche di finanziamento restringenti che vediamo già essere applicate in altri paesi”.
“L’aumento dei prezzi degli immobili residenziali” continua “porta sicuramente un impatto negativo sulle vendite, in quanto esclude molti partecipanti: stimiamo infatti che possa aver ridotto di circa il -20% le aggiudicazioni sulla base di quanto possiamo osservare dall’andamento dei portafogli. L’attività di vivacizzazione è riuscita a mitigare questo effetto, sostenendo le vendite e mantenendo delle percentuali di aggiudicazione analoghe al periodo pre covid, e ci indica quindi che è questa la strada che bisogna perseguire per sorreggere il settore e accelerare significativamente i recuperi dello stock di crediti deteriorati nel sistema”.