L’odissea che da oltre due anni imperversa nel settore del crowdfunding, e gli investitori, sembra finalmente essere arrivata ad una svolta. La Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob) e Banca d’Italia sono state infatti designate autorità competenti per autorizzare e supervisionare i prestatori di servizi di crowdfunding, un passaggio che, secondo le ultime norme europee sul tema, dall’11 novembre 2023 sarà necessario.
Un importante passo in avanti quindi, che però non è ancora stato in grado di sbloccare interamente la situazione. Questo perché Consob e Banca d’Italia potranno ricoprire tale ruolo ai sensi del Regolamento europeo relativo ai fornitori di servizi di crowdfunding per le imprese (ECSP) e dei relativi Regolamenti Delegati solo dopo l’adozione del decreto legislativo di attuazione. Di conseguenza, anche le stesse piattaforme di crowdfunding sono costrette ad attendere il decreto prima di poter richiedere l’autorizzazione.
La prossima mossa spetta quindi al Consiglio di Ministri, ancora in fase di consultazione.
Nell’attesa del decreto, le due autorità si sono rese disponibili ad avviare colloqui informali con gli operatori delle piattaforme per “orientarli nella futura presentazione delle domanda di autorizzazione“, chiarendo anche il tipo di informazioni e documenti da allegare alle istanze.
Normativa europea
Guardiamo brevemente la normativa europea in materia di crowdfunding.
La norma di riferimento è il cosiddetto Regolamento ESCP, il Regolamento 2020/1503 relativo ai fornitori di servizi di crowdfunding per le imprese.
Pubblicata nell’ottobre del 2020 dagli organi dell’Unione , la disposizione, che emendava la versione precedente del 2017 (1129) e la direttiva 1937 del 2019, consente alle piattaforme di continuare “a prestare servizi di crowdfunding che sono inclusi nell’ambito di applicazione del presente regolamento fino al 10 novembre 2022 o fino al rilascio di un’autorizzazione di cui all’articolo 12, se tale data è anteriore”.
Ad oggi in Italia non è stata rilasciata alcuna autorizzazione e lo scorso 12 luglio la Commissione europea ha esteso il periodo di transizione di un anno.
Questo significa che a partire dall’11 novembre 2023 potranno operare sul mercato solo gli operatori autorizzati ai sensi del Regolamento Ecsp. Il problema è che fin quando non verrà adottato il decreto legislativo di attuazione, le piattaforme non potranno richiedere l’autorizzazione.
Il 13 luglio la Commissione ha adottato il Regolamento Delegato che aggiunge misure sulla continuità operativa del mercato mentre il 26 agosto è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la Legge di delegazione europea per il 2021 che delega il governo a recepire le direttive europee per adeguare l’ordinamento nazionale al Regolamento ECSP.
Il successivo passo è stato quindi quello dello scorso 21 ottobre quando, in una nota, la Consob ha dichiarato che tutti “i soggetti che intendono gestire piattaforme di crowdfunding, sia basate sull’investimento (equity-based) sia sul prestito (lending-based) devono richiedere un’apposita autorizzazione – alla Consob e/o alla Banca d’Italia, un punto ancora non chiarito, ndr. – e sono assoggettati a regole uniformi, definite a livello europeo – dalla Commissione, ndr. -, nonché alla vigilanza delle autorità designate dagli Stati membri”.
La situazione in Italia
Quali sono le implicazioni per il nostro paese? Come spiega la Consob in una nota, la norma europea introduce per la prima volta “una disciplina comprensiva per il lending crowdfunding per le imprese, mentre sostituisce il quadro normativo nazionale applicabile ai gestori di portali di equity crowdfunding”. Gli operatori interessati dovranno così dotarsi degli assetti organizzativi e di controllo per valutare il corretto svolgimento delle attività.
Attualmente quindi, il clima di incertezza riguardante i tempi di attuazione del Regolamento ECSP ha finito per generare una sorta di stasi del mercato italiano. Negli ultimi mesi, infatti, alcune piattaforme hanno rinunciato alla licenza già ottenuta, riducendo quindi il numero delle piattaforme di equity crowdfunding al di sotto delle 50 unità autorizzate ad operare in Italia .
Un loop nel quale nel prossimo futuro potrebbero rimanere imprigionati diversi operatori. Chi non dispone infatti di una forza economica in grado di fronteggiare gli investimenti necessari per ottenere l’autorizzazione ad operare, potrebbe presto trovarsi fuori dal mercato.
Vantaggi di una disciplina comprensiva
Quali sono i vantaggi di una disciplina comprensiva per il lending crowdfunding?
Come prima cosa favorirà l’ingresso nel mercato nazionale di operatori più strutturati che, tramite piattaforme multi-servizi, saranno in grado di offrire servizi sia di lending che di equity crowdfunding.
Avrà inoltre un ruolo centrale lo sviluppo di sistemi informativi e piattaforme in grado di assicurare il puntuale rispetto dei rigorosi requisiti informativi e di trasparenza introdotti dal Regolamento ECSP.
Per concludere, se l’obiettivo del nuovo Regolamento ECSP è creare un mercato finanziario comunitario unico del crowdfunding, se vogliono rimanere sul mercato le piattaforme dovranno diventare più redditizie ed efficienti.