L’aumento dei tassi d’interesse dei mutui non accenna a fermarsi e le famiglie e le imprese si trovano a fronteggiare cifre che non si vedevano da tempo. Dopo le ultime decisioni della Bce, a gennaio il tasso medio è salito al 3,53%, rispetto al 3,01% del mese precedente. Trainano soprattutto i tassi medi sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese pari al 3,7% (+0,20% su dicembre) e sulle operazioni di acquisto di case al 3,53% (+0,52%).
Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Abi, siamo ancora lontani dal 5,72% di fine 2007 ma è livello più elevato segnato dai nuovi mutui da novembre 2013.
Tuttavia si avvertono i primi effetti, con un piccolo rallentamento del mercato immobiliare.
Il tasso medio per l’acquisto della casa è “tornato ai valori di novembre 2013”, spiega Gianfranco Torriero, vice direttore generale vicario dell’Abi. “Rilevante è che la domanda di abitazioni non è solamente funzionale ai tassi praticati ma, soprattutto, ai prezzi delle abitazioni e al reddito disponibile”.
Anche i finanziamenti emessi dalle banche sono stati influenzati dall’austerity monetaria europea, visto che continuano a diminuire. Si attestano infatti al +1,3% su base annua, rispetto al +1,6% di dicembre.
Guardando al mese di gennaio, il rapporto delle banche italiane ha evidenziato un leggero aumento della raccolta a medio-lungo termine (+0,6%) rappresentata principalmente dalle obbligazioni, per il secondo mese consecutivo, mentre i depositi hanno registrato una diminuzione (-1%). Secondo il rapporto di Palazzo Altieri, questa riduzione è attribuibile principalmente alla diminuzione dei depositi delle imprese. Durante la pandemia erano aumentati mentre ora vengono utilizzati per il proprio fabbisogno, riducendo la richiesta di finanziamenti.
L’Abi riporta che la diminuzione delle sofferenze bancarie continua, e in particolare la componente netta. A dicembre 2022 in calo di due miliardi sul mese precedente (-12,4%) e di uno rispetto a dicembre 2021, arrivando a 14,2 miliardi.
L’ultima simulazione della Fabi sui nuovi mutui evidenzia quindi un notevole aumento delle rate. Per quelli a tasso fisso sono quasi raddoppiate mentre per i mutui a tasso variabile sono cresciute del 24%. Questo aumento potrebbe rappresentare un problema per le famiglie che cercano di accedere a un mutuo, oltre alla difficoltà nel poter ottenere un finanziamento.
Nonostante i segnali di “minore vivacità del mercato” l’acquisto della casa rimane un “elemento molto attivo nel nostro Paese”, afferma Landoni, presidente di Kìron partner. “C’è però il tema – aggiunge – di una maggior prudenza da parte delle banche, con una maggiore attenzione alla qualità del credito. Rispetto a qualche anno fa possiamo notare una lieve stretta creditizia”.
Il mercato immobiliare rimane sotto attenta osservazione, al fine di comprendere la sua evoluzione e le prospettive future, in vista del possibile aumento dei tassi dei mutui.
In questo frangente con “gli attuali tassi di mutuo, la nostra rete segnala un leggero rallentamento del processo decisionale riferito all’acquisto dell’immobile dovuto a una maggiore prudenza da parte di chi deve stipulare un mutuo a copertura importante”, le parole di Fabiana Megliola, responsabile ufficio studi gruppo Tecnocasa. “E’ una riflessione necessaria – continua – che porta a definire meglio la richiesta e, eventualmente, a rimodularla verso tipologie di immobili o zone che consentono di perfezionare l’operazione di compravendita con l’effettiva disponibilità”.
Secondo il rapporto dell’Abi sui dati bancari, a gennaio si sono verificati un aumento dei prestiti a famiglie e imprese, ed una diminuzione dei depositi. In particolare, i prestiti sono cresciuti del 1,3% rispetto all’anno precedente. A dicembre 2022, i prestiti alle imprese sono rimasti stabili, mentre quelli alle famiglie sono aumentati del 3,3%. Inoltre, la raccolta complessiva diretta (depositi da clientela residente e obbligazioni) ha registrato una diminuzione dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Nel mese di gennaio, i depositi sono diminuiti di 18,7 miliardi di euro (-1,0% su base annuale). La raccolta a medio e lungo termine attraverso obbligazioni è invece aumentata leggermente (+0,6%). In diminuzione invece le sofferenze bancarie. 14,2 miliardi di euro a dicembre scorso con un calo di circa 2 miliardi rispetto al mese precedente (-12,4%) e inferiore di circa 1 miliardo rispetto a dicembre 2021.