I tassi in crescita e l’inflazione hanno avuto conseguenze importanti sul mercato delle aste immobiliari nel 2023 in Italia. Nel primo trimestre 2023 si è infatti assistito ad un vero e proprio crollo: -18% rispetto alle 52.627 del 2022, per un totale di 42.982 aste. I calcoli riportati sono quelli di Reviva – prima startup specializzata nella vivacizzazione delle aste immobiliari – ed evidenziano che si tratta quindi del peggior trimestre registrato dal 2019 ad oggi. Questo a causa del calo delle procedure esecutive pendenti evidenziato anche nel 2022.
In realtà segni di rallentamento erano già presenti nel secondo semestre 2022, quando il numero delle aste riportato da Reviva era di 191.253. Un misero +3% in più rispetto a fine 2021, ma ben il 25% in meno rispetto al 2019. Anno in cui, ricordiamo, i tribunali lavoravano a pieno regime e la fase pandemica non era ancora arrivata.
Diversa invece la situazione alla fine del primo semestre 2022, quando, nonostante una flessione del 17,5% rispetto al 2019, le procedure esecutive risultavano in crescita. In totale 108.137 aste ed un +16,1% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Come accennato, alla base della diminuzione delle aste immobiliari nel 2023 vi è il calo delle nuove iscrizioni di procedure esecutive immobiliari. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel 2022 le nuove iscrizioni sono state 32.995, in calo quindi dell’8,6% rispetto al 2021. Questo vuol dire che, al termine dello scorso anno, eravamo quasi tornati ai livelli del 2020, con la sospensione delle esecuzioni immobiliare sulla prima casa. Durante gli ultimi 5 anni, infatti, le esecuzioni immobiliari hanno registrato una diminuzione di circa il 50% circa, dovuta al calo dei nuovi default.
Anche le offerte minime sono calate nei primi tre mesi del 2023, attestandosi a 4,9 miliardi di euro. Questo significa il -26% rispetto ai 6,6 miliardi dello stesso trimestre del 2022. Già nel corso del 2022 il valore medio degli immobili in asta era diminuito del 7% arrivando a 106 mila euro. Quindi 7 mila euro in meno rispetto ai 113 mila del 2021, e 16 mila rispetto ai 122 mila del 2020.
Il motivo? Solamente il 37% delle procedure esecutive pendenti nei tribunali ha visto un’asta fissata nel corso dell’anno. Questo significa che in asta vanno sempre gli stessi immobili e, dopo ogni procedura andata deserta, il prezzo cala. Questo ha portato nel 2022 ad una svalutazione di 2,2 miliardi, corrispondente al 29%.
Nel primo trimestre 2023, la distribuzione geografica delle aste ha seguito quella dello stesso periodo del 2022:
- 33% nelle regioni del nord Italia;
- 25% al centro;
- 25% al sud;
- 17% nelle isole.
In riferimento, invece, alla tipologia di immobili, ecco come sono stati ripartiti:
- 27% immobili non residenziali (contro il 54% nel primo trimestre 2022);
- 62% immobili residenziali;
- 11% terreni.
Le aste per immobili residenziali sono state 26.685, non molto distanti dalle 28.684 del 2021. Stessa cosa per i terreni. Ad aver subito il calo principale sono stati quindi gli immobili non residenziali, passati dalle 18.177 vendite del 2022 alle 11.536 del 2023.