Con l’arrivo del Codice Identificativo Unico (CIN), il settore degli affitti brevi si adegua a nuove normative. Dal 1° settembre 2024, proprietari di case vacanza, gestori di appartamenti e piattaforme online dovranno obbligatoriamente richiedere e comunicare questo codice per ogni immobile offerto in affitto.
Questo cambiamento, che segna l’inizio della “fase due” della riforma, mira a contrastare il fenomeno del sommerso nelle locazioni turistiche inferiori ai 30 giorni. Ecco tutto quello che c’è da sapere su queste importanti novità.
Come cambiano gli affitti brevi con l’Introduzione del CIN
Il CIN sarà obbligatorio per tutti coloro che gestiscono affitti brevi, ossia contratti di locazione con una durata inferiore ai 30 giorni, esentati dall’obbligo di registrazione. Dal prossimo mese, chi offre questo tipo di locazione dovrà richiedere il CIN attraverso la piattaforma nazionale collegata alla banca dati delle strutture ricettive (Bdsr).
Chi è già in possesso di un codice identificativo provinciale o regionale avrà un mese di tempo per effettuare la transizione al nuovo sistema. Per ottenere il CIN, gli immobili devono essere dotati di dispositivi di sicurezza come rilevatori di gas combustibili e monossido di carbonio, oltre a estintori portatili.
Obblighi per i Gestori e Piattaforme Online per gli affitti brevi
Una volta ottenuto, il CIN dovrà essere visibile in tutti gli annunci relativi all’immobile e affisso all’esterno della struttura. Questo requisito di trasparenza permetterà di facilitare i controlli e garantire il rispetto delle normative. Le principali piattaforme di turismo online, come Airbnb e Booking, si sono impegnate a non pubblicizzare immobili sprovvisti di CIN, rendendo di fatto invisibili gli annunci non conformi.
Controlli e Sanzioni
La mancata richiesta del CIN o la pubblicazione di annunci senza questo codice può comportare sanzioni fino a 8.000 euro. Inoltre, le strutture non in regola rischiano di essere temporaneamente rimosse dalle piattaforme online, secondo quanto concordato tra il governo e le principali OTA (Online Travel Agencies).
Una volta che la piattaforma nazionale sarà pienamente operativa, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza avranno accesso a un vasto archivio che includerà non solo gli affitti brevi, ma tutte le strutture ricettive, tra cui alberghi, ostelli, agriturismi e campeggi. Questo consentirà di individuare le situazioni più critiche e intensificare i controlli sulle attività non conformi.
Tempistiche e Fase Sperimentale
La fase sperimentale del CIN è già stata avviata in diverse Regioni e Province autonome, come Puglia, Veneto e Lombardia. Entro agosto 2024, tutte le Regioni italiane dovranno aver adottato il sistema sperimentale, con il completamento della fase di transizione previsto per l’inizio del 2025.
Secondo il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, il CIN è uno strumento fondamentale per combattere l’abusivismo nel settore e migliorare la qualità dell’offerta turistica in Italia. Il nuovo sistema entrerà a pieno regime all’inizio del 2025, quando saranno attive tutte le funzionalità, inclusi i meccanismi di sanzione.
Conclusioni
L’introduzione del Codice Identificativo Unico rappresenta un importante passo avanti verso un turismo italiano sempre più moderno e regolamentato. Il CIN non è solo un semplice codice: è lo strumento che ci permetterà di costruire un futuro dove i viaggiatori potranno contare su standard di qualità più elevati e dove i proprietari potranno valorizzare al meglio le proprie strutture. Con il debutto della piattaforma nazionale previsto per il 1° settembre, i proprietari di immobili e le piattaforme online dovranno adeguarsi rapidamente alle nuove regole per evitare sanzioni e altre conseguenze legali. Questo è solo l’inizio di un percorso che ci porterà a un turismo sempre più sostenibile e innovativo, in linea con le tendenze globali.