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Siamo vicini ad un punto di svolta?
Si tratta di una situazione tipica in cui l’interpretazione può variare a seconda del punto di vista adottato. Come nel caso del bicchiere che può sembrare mezzo pieno o mezzo vuoto. L’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce renderà più difficile l’accesso ai mutui nel 2023, ma se si considerano le medie storiche, non si tratta di una situazione drammatica. Inoltre, la recente decisione della Bce indica che la stretta sta per finire.
I giovani, i più colpiti dalla morsa dei mutui
Nicoletta Papucci, direttore marketing di MutuiOnline.it, spiega che un incremento del costo del denaro dello 0,50% comporterà un aumento del 5% della rata media di un mutuo a tasso variabile di 140.000 euro per un immobile del valore di 200.000 euro. Questo aumento di valore rappresenterebbe circa 33-43 euro in più. Tuttavia, secondo l’esperta, questo scenario potrebbe portare anche ad un aumento del reddito netto dei richiedenti. Quelli che possono accedere al mercato sono però sempre meno e, nonostante le misure per i mutui under 36, i più colpiti restano i giovani. Per questo molte banche stanno lanciando prodotti specifici per i giovani, con un mutuo più lungo.
Lo scenario di mercato per i mutui 2023
Comunque, se si considera il mercato attuale confrontandolo con le medie storiche, la situazione non è così preoccupante. Secondo l’ultimo rapporto di MutuiOnline.it, a gennaio il TAN medio è stato:
- del 3,66% per i mutui a tasso fisso, con la possibilità di trovare anche offerte al 2,84%;
- del 3,23% per i mutui a tasso variabile, con la possibilità di ottenere il 2,28%.
Nonostante il trend rialzista, i livelli sono lontani da quelli di dieci anni fa, quando il fisso superava il 5% e il variabile il 3%. Fare previsioni sul futuro è sempre rischioso, ma gli esperti del settore ritengono che la stretta monetaria della BCE sia vicina al termine. È probabile che l’istituto di Francoforte aumenti ancora i tassi nella riunione di marzo, ma potrebbe poi adottare un approccio diverso. Questo per non penalizzare troppo l’economia dell’eurozona, soprattutto se l’inflazione dovesse rallentare ulteriormente.
Surroghe in crescita esponenziale
La recente crescita dei tassi ha spinto molte persone che in passato avevano scelto il tasso variabile ad optare per la surroga a tasso fisso. Nel mese di gennaio, il 32,9% delle richieste di mutui ha infatti riguardato la surroga, rispetto al poco più di un quinto del 2022. Questo trend ha comportato una diminuzione del 10% dei mutui “Prima Casa” anche se, con il 57,4%, rimangono la componente principale del mercato. I mutui per l’acquisto di una seconda casa sono invece diminuiti di circa un punto e mezzo dal 2021, attestandosi al 5,4% del totale. Nonostante ciò, l’investimento immobiliare continua ad avere un certo peso, ma risulta inevitabilmente influenzato dalle condizioni economiche e di accesso al credito in peggioramento.
Tasso fisso o variabile? Il bisogno di sicurezza porta in vetta i mutui 2023 a tasso fisso
Per gli italiani la parola d’ordine è sicurezza, specialmente per l’acquisto della casa. Per questo il trend dei tassi e le incertezze sul futuro stanno spingendo le richieste di mutui a tasso fisso. A gennaio, infatti, le richieste si sono attestate al 76,8% in aumento quindi, rispetto al quasi 60% del quarto trimestre del 2022. Di conseguenza, le richieste di mutui a tasso variabile sono calate di oltre otto punti percentuali al 18,3%, mentre quelle per i mutui a tasso variabile con cap sono crollate di oltre due terzi, fermandosi al 4,0%. Le richieste di mutui misti rimangono marginali, rappresentando solo lo 0,8% di tutte le richieste.
Al primo posto le durate intermedie
La durata media dei nuovi contratti di mutuo nel 2023 rimane stabile, con una media di 24 anni, uno in più rispetto al 2021. Solo una piccola percentuale di richieste supera i 30 anni o non arriva a 10, mentre il 39% delle richieste si concentra nell’intervallo 25-30 anni.
A causa delle incertezze del mercato, sono in calo anche gli importi richiesti, scesi dell’1,5% ed attestandosi a 130.780 euro.
Il rapporto loan-to-value, cioè la percentuale di finanziamento rispetto al valore dell’acquisto, è sceso al 67,7% rispetto al 69,9% del trimestre ottobre-dicembre 2022. L’età media dei richiedenti rimane stabile a 40 anni, con meno del 6,6% oltre i 56 e solo il 5,5% sotto i 25.