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Il crowdfunding immobiliare in Italia è un modo innovativo per investire in immobili, e che sta guadagnando una crescente popolarità. Questo perché permette di contribuire finanziariamente a un progetto immobiliare, in cambio di una quota di proprietà o di un rendimento sull’investimento. Uno dei vantaggi è che la partecipazione non necessita di grandi somme di denaro, consentendo a chiunque di prendere parte ai profitti del mercato immobiliare. Il crowdinvesting è un sottoinsieme del crowdfunding che prevede una raccolta di capitale in cambio di una remunerazione del capitale stesso, a titolo di investimento.
Si tratta quindi di una forma di finanziamento collaborativo che consente a singole persone fisiche, investitori istituzionali e professionali di partecipare direttamente alla raccolta di risorse per un progetto attraverso una piattaforma Internet. Gli investitori possono scegliere di concedere un prestito al progetto (lending-based model) o di sottoscrivere quote del capitale di rischio di una società (equity-based model). Questa forma di finanziamento alternativo sta diventando sempre più popolare, poiché consente agli investitori di diversificare il proprio portafoglio e supportare progetti innovativi e sostenibili.
Crowdfunding Immobiliare Italia: come sono andati gli investimenti nel 2022?
L’Osservatorio sul crowdinvesting è un’organizzazione che si occupa di analizzare e studiare il fenomeno del crowdfunding, in particolare il sottoinsieme del crowdinvesting.
Il sito ufficiale della commissione riporta che al 30 giugno 2022 erano autorizzati dalla Consob 51 portali per la raccolta di capitali, pari all’anno precedente. Tuttavia, va sottolineato che molti di questi portali non hanno ancora pubblicato una singola campagna.
Tra le cause potrebbero esserci diversi fattori, come:
- la scarsa conoscenza dell’utilizzo di tali piattaforme;
- la mancanza di idee convincenti per le campagne di crowdfunding;
- la difficoltà nel trovare investitori interessati.
In ogni caso, è importante che i portali autorizzati siano utilizzati in modo efficace per sostenere la crescita delle imprese innovative.
Il settimo Report italiano sul Crowdinvesting, sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano, evidenzia la complessità della filiera della raccolta di capitale tramite crowdfunding. Ci sono novanta piattaforme attive sul mercato italiano, alcune delle quali ancora in fase di avvio. Nell’arco di 12 mesi, dal primo luglio 2021 al 30 giugno 2022, la raccolta complessiva è stata di 430,6 milioni di euro. Mentre questo valore costituisce ancora una piccola percentuale rispetto agli impieghi sul mercato finanziario italiano, rappresenta una quota rilevante per le startup e le PMI che spesso trovano difficoltà ad accedere al capitale. Inoltre, se consideriamo il contributo delle piattaforme fintech che utilizzano capitali di investitori professionali, fondi di credito e banche, la raccolta di capitale aumenta significativamente.
L’evento principale dell’ultimo anno è stato il rinvio della scadenza prevista per la conformità delle piattaforme europee alle procedure del nuovo Regolamento ECSP. Sebbene inizialmente fosse prevista per novembre 2022, la Commissione Europea ha stabilito una nuova scadenza per il novembre 2023. Questo rinvio potrebbe costituire un vantaggio per le piattaforme. Come prima cosa perché consente di avere più tempo per prepararsi adeguatamente e garantire il rispetto dei nuovi standard europei. Secondariamente perché permetterebbe alle piattaforme di fornire maggiori opportunità per gli investitori e le imprese che le utilizzano.
Negli ultimi mesi, in Italia, si è sviluppato un animato dibattito sul ritardo accumulato nella definizione di alcuni punti importanti relativi all’adeguamento alle norme europee. Uno di questi punti riguardava la definizione delle competenze fra Consob e Banca d’Italia, che ha creato incertezza sul futuro dell’operatività. Tuttavia si è raggiunto un accordo che ha permesso di definire le competenze in modo chiaro e preciso.
Stando al report, sembra quindi che il rischio di uno stop nell’operatività, sia ormai scongiurato. Riporta, infatti “si può procedere senza indugio a definire tutto quello che serve ed è opportuno per dare certezze agli operatori italiani e metterli in condizione di competere con i partner europei, così come è nello spirito del Regolamento ECSP per non ritrovarci a luglio 2023 esattamente nella stessa situazione di qualche anno fa”.
Tuttavia l’analisi presenta per la prima volta qualche segno negativo. “Il primo semestre del 2022 non è andato benissimo per l’equity crowdfunding, soprattutto per startup e Pmi innovative. Anche il lending alle imprese non immobiliari ha fatto un piccolo passo indietro. Sono andati bene invece il comparto immobiliare e i prestiti alle persone fisiche. Ovviamente attendiamo i risultati del secondo semestre per capire se si tratta di un cambio di passo o di un ‘assestamento’ del mercato. Quest’anno abbiamo dedicato un focus specifico, nell’ambito dell’equity crowdfunding, ai progetti con impronta ESG, a testimoniare la crescente attenzione verso la sostenibilità, tema che ben si coniuga con lo spirito del crowdfunding”.