Hotel e servizi per il turismo, logistica, commercio ed istituti di istruzione superiore. Negli ultimi quattro anni gli investimenti immobiliari nel Triveneto sono raddoppiati, passando da un valore al di sotto dei 500 milioni di euro nel 2018 ad uno previsto per il 2022 di oltre 1 miliardo di euro. Ciò potrebbe portare entro il 2030 ad un valore aggiunto di sviluppo fino a 16 miliari di euro per i beni e la rigenerazione urbana.
Nello stesso periodo, anche il peso degli investimenti “sbarcati” in regione (rispetto alla situazione nazionale) è incrementato, passando dall’8,7% del 2019 al 9,6% del 2021, con un totale stimato per quest’anno dell’8,3%. Tuttavia a causa della delicata situazione geopolitica, del rialzi dei tassi e dell’inflazione, nel 2023 questo aumento degli investimenti potrebbe subire una contrazione.
Questi i dati rivelati dal Rapporto Triveneto 2030: Presentazione Opportunità di Investimento, realizzato da Scenari Immobiliari con Aspesi Triveneto.
Quella in oggetto è la regione d’Italia con il maggior numero di siti UNESCO, quella del Prosecco, del marmo, dell’oro e delle PMI che contribuiscono al 50% dell’export italiano. Un’area dove sta arrivando l’alta velocità (nei giorni scorsi è stato infatti aggiudicato l’appalto RFI per il collegamento con l’Aeroporto di Venezia, 428 milioni di finanziamento del Pnrr, in vista delle prossime Olimpiadi) e in cui le imponenti infrastrutture come la A4 o la A22, hanno sicuramente dato una svolta all’economia.
Potenza economica, nano immobiliare
“Il Triveneto, un gigante economico e un nano dal punto di vista immobiliare”, le parole provocatorie del presidente di Scenari Immobiliari Mario Breglia. Ezio Micelli, professore ordinario del Iuav di Venezia ed esperto di dinamiche di trasformazione e sviluppo urbano, ha cercato di delineare il quadro basandosi sui numeri di Scenari Immobiliari, sull’apporto di Cbre con l’intervento di Alessandro Mazzanti e su quelli di Fondazione Nord Est con l’outlook proposto da Silvia Oliva.
Le questioni demografiche non sono secondarie. Ad eccezione dell’Alto Adige e la provincia di Trento – la popolazione della zona è principalmente anziana. “Il Triveneto ha delle caratteristiche di unicità che non possono essere raccontare in modo omogeneo – ha affermato Miceli. Ancora, se si considera il successo economico, bisogna confrontarsi con la manifattura e non certo con i grandi servizi che in altre aree come quella milanese hanno spinto il real estate. In questa zona la rendita territoriale, con le ricadute sul turismo, è stata ben capitalizzata e in modo diffuso. E sarà così per anni, visto che i dati ci dicono che i turisti dal 2013 al 2030 passeranno da 1 a 1,8 miliardi di unità. Dalle città d’arte al lago di Garda, fino alle spiagge, da Cortina alle Dolomiti, il mercato immobiliare si sta riconfigurando, trainato da una precisa domanda, anche internazionale. Altri segmenti hanno una forza strutturale diversa da questo cluster, ma nelle nicchie di mercato vanno fatti gli investimenti”.
Ci si riferisce, ad esempio, alle infrastrutture sanitarie (come i nuovi piani recentemente annunciati per l’ex ospedale al Mare del Lido di Venezia) e al senior housing, operazioni e servizi immobiliari che necessitano di sviluppo. A questo andrebbero inoltre aggiunte funzionalità mixed-use in grado di coniugare l’anima universitaria con lo spirito imprenditoriale. Un esempio potrebbe essere composto da hub intermedi che possano trasformarsi in sedi di spin off per la realizzazione di un diverso modello di Nordest ed un importante valore aggiunto.