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In alcune città, tra cui Milano, il caro affitti sta diventando un problema sempre più sentito. Ciò che si sta verificando è, infatti, un aumento esponenziale dei canoni d’affitto, una vera e propria “giungla” di prezzi al rialzo selvaggio. Per farvi fronte, alcune associazioni hanno stipulato un accordo territoriale al fine di contrastare questa tendenza nel mercato residenziale milanese. L’obiettivo principale dell’iniziativa è quello di ridurre i valori degli affitti che sono diventati allarmanti.
Accordo sui canoni concordati a Milano contro il caro affitti
Nonostante l’obiettivo fosse di raggiungere un accordo a livello metropolitano e sull’hinterland, quattro associazioni – Assocasa, Confabitare, Federcasa e Unioncasa – hanno stipulato un accordo che prevede la suddivisione del territorio in quattro zone, suddivise ulteriormente in tre sottocategorie, utilizzando elementi di valutazione ponderati e valori che variano da 5 a 37 euro/mq.
Le Associazioni sostengono la piena validità e la legittimità di accordi simili che erano stati precedentemente messi in discussione. Questa validità è stata confermata sia dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che dall’Agenzia delle Entrate, anche in altre città come a Roma e Bergamo.
Secondo il loro parere è fondamentale che proprietari ed inquilini di Milano abbiano a disposizione uno strumento accessibile e visibile da tutte le parti interessate. Questo, chiamato Milano Abitare, finanziato con fondi pubblici, è stato finora utilizzato solo da pochi privilegiati invece di essere messo a disposizione di tutti. Per questo motivo è importante che ci sia una maggiore trasparenza nel suo utilizzo e che tutti possano beneficiarne.
La situazione degli affitti brevi
L’associazione Unioncasa ha espresso preoccupazione riguardo alle implicazioni delle locazioni brevi. Ha così proposto una riforma che tenga in considerazione l’intero panorama degli affitti, compresi i possibili conflitti tra locazioni ad uso abitativo e affitti brevi. Ha inoltre sottolineato l’importanza di distinguere tra grandi città e borghi di interesse storico quando si affronta il tema degli affitti brevi.
Secondo Unioncasa, il dibattito sugli affitti per un breve periodo va inserito nel contesto più ampio del mercato delle locazioni e contestualizzato in base all’area geografica e alla tipologia di immobili. È quindi necessario trovare soluzioni che soddisfino le esigenze di tutti gli attori, senza danneggiare gli operatori, i beneficiari e il mercato nel suo complesso.
Caro affitti: grandi città vs piccoli borghi
Unioncasa sottolinea come le locazioni brevi abbiano effetti differenti sul mercato immobiliare a seconda se si tratti di grandi città o borghi di interesse storico-culturale. Nel caso delle grandi città, come Milano, le locazioni brevi stanno causando una riduzione dell’offerta di immobili residenziali. Al contrario, la disponibilità di unità immobiliari in borghi da riqualificare e ripopolare rappresenta un’opportunità positiva per il rilancio di queste aree.
Ci sono diverse ragioni per cui i proprietari preferiscono affittare le proprietà per brevi periodi. Una di queste è la preoccupazione per il rischio di non riuscire a liberare la proprietà in caso di morosità del locatario. Anche la possibilità di guadagnare di più a breve termine è un altro fattore decisivo per molti proprietari. Sull’argomento Unioncasa suggerisce che invece di ostacolare questa pratica, sarebbe meglio incentivare gli affitti a lungo termine attraverso una riduzione delle tasse.
Al contrario, alcuni sono contrari all’idea di affitti brevi: spesso ci sono conflitti nei condomini tra residenti permanenti che vedono questa pratica come una minaccia per la loro sicurezza e decoro, e chi invece è solo di passaggio e non si preoccupa tanto del bene comune. In questi casi, sarebbe opportuno rivedere il Regolamento condominiale per regolare o persino vietare gli affitti brevi.