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Superbonus e cessione del credito: il punto della situazione

Di ImmoBillion
26 Giugno 2023
in Mercato Immobiliare
Tempo di Lettura: 4 min
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Indice

  • 1 Superbonus: i numeri
  • 2 Cosa non ha funzionato nella cessione del credito
  • 3 L’assemblea ANCE su superbonus e cessione del credito
  • 4 Prospettive future

Discutere del superbonus e della cessione del credito rappresenta una questione complessa. In particolare perché vi è il rischio di essere influenzati dalle opinioni che animano il dibattito degli ultimi anni. Tuttavia, è opportuno prendere in considerazione i dati numerici, almeno quelli che risultano noti, al fine di approfondire la questione in modo obiettivo e imparziale.

Superbonus: i numeri

Al 31 maggio 2023, come indicato nell’ultimo rapporto di Enea, sono stati riqualificati 411.871 edifici grazie al Superecobonus. Un totale, quindi, di oltre 77 miliardi di euro di investimenti ammissibili per la detrazione fiscale. Non sono inclusi in questi numeri gli interventi di miglioramento strutturale che hanno beneficiato del Supesismabonus, la cui quantità rimane sconosciuta. 

Anche se questi numeri sono impressionanti, vanno rapportati con il numero totale di edifici residenziali e di proprietà che dovranno essere riqualificati entro il 2033 per soddisfare gli obblighi europei previsti dalla Direttiva Green. È importante notare che gli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 sono stati modificati pesantemente. Fattore che ha reso difficile la comprensione di questi strumenti per tutti gli operatori del settore.

È risaputo che superbonus e il meccanismo di cessione del credito hanno incontrato diverse difficoltà tecnico-operative. In particolare, seppur svolgendo la sua funzione, il superbonus ha dimostrato di non essere lo strumento fiscale ideale per incentivare la riduzione dei consumi energetici. 

Non mancano, inoltre, le domande sul numero di interventi che hanno privilegiato la spesa invece delle reali necessità degli immobili italiani e sul numero di affaristi che hanno tratto vantaggio da questa manovra economica senza precedenti. Sarebbe opportuno riflettere seriamente su questi aspetti, non tanto per bloccare il tutto come è stato fatto, ma per trovare soluzioni in grado di migliorare uno strumento che ha dimostrato il suo effettivo funzionamento nonostante le problematiche.

Cosa non ha funzionato nella cessione del credito

Ad incentivare l’uso del superbonus, bonus facciate e bonus edilizi minori, è stato il meccanismo di cessione del credito previsto dall’art. 121 del Decreto Rilancio. Questo è stato reso orizzontale e accessibile a tutti nella sua prima versione, anche se con alcuni gravi errori di “gioventù”. Grazie alla cessione del credito, è stato possibile intervenire anche senza avere capacità economica e capienza fiscale.

Tuttavia, il Legislatore ha commesso dei grandissimi errori nel 2020, tra cui:

  • l’estensione della cessione ai bonus senza controllo, che ha causato soprattutto frodi nel bonus facciate;
  • l’imposizione di una misura fiscale imponente senza la preparazione adeguata delle piattaforme, delle procedure e dei controlli, che sono stati previsti solo in corso d’opera;
  • la concentrazione della misura in un breve arco temporale, che ha aumentato notevolmente la domanda senza che gli operatori si fossero preparati adeguatamente.

L’assemblea ANCE su superbonus e cessione del credito

Durante l’Assemblea annuale dell‘ANCE, tenutasi a Roma il 21 giugno, sono stati discussi diversi argomenti di attualità. Tra questi il PNRR, la riforma del Codice dei contratti, il superbonus, il caro dei materiali, i tassi di interesse e le riforme attese da tempo nel Paese. 

La Presidente dell’ANCE, Federica Brancaccio, ha espresso alcune considerazioni particolarmente interessanti riguardo al Superbonus, che meritano di essere prese in considerazione.

“Il superbonus, al di là dei proclami e dei fanatismi delle opposte fazioni, andrebbe finalmente analizzato con lucidità e buon senso per recuperare gli elementi che hanno funzionato davvero e che possono ancora funzionare in futuro”.

“Per noi è sempre stato chiaro che si trattava di una misura straordinaria con un tempo limitato, nata per rilanciare l’economia in un periodo di gravissima crisi” continua la Presidente dei costruttori italiani. “Non possiamo rinnegare i benefici che questo strumento ha prodotto sulla nostra economia. Certo ci sono stati abusi, anche se molto meno di altri bonus, e il numero delle imprese nate in un anno per approfittare del nuovo business ci deve insegnare che non si può prescindere in futuro da una qualificazione non solo del settore, ma anche del mercato e dalla tutela delle imprese con un’elevata professionalità ed esperienza”.

Per poi concludere, dicendo: “Ripartiamo da un nuovo modello di incentivi fiscali efficaci e sostenibili con un orizzonte di lungo periodo e la giusta dose di risorse pubbliche che vanno previste già nella prossima legge di bilancio. La nostra proposta si fonda su alcuni elementi positivi sperimentati negli ultimi mesi. Controlli rafforzati, la qualificazione delle imprese, l’obbligo di applicazione del contratto dell’edilizia, i prezzari di riferimento e li inserisce in un contesto normativo stabile e finanziariamente virtuoso”.

Prospettive future

Tutti gli sviluppi degli ultimi tre anni in Italia hanno portato ad un’esperienza senza precedenti. Non solo ha migliorato l’infrastruttura del paese ma ha anche evidenziato sia i punti di forza che le criticità da affrontare in futuro. Per incentivare la transizione ecologica, è necessario adottare il meccanismo di cessione del credito che gli Stati Uniti stanno sviluppando. 

Inoltre, è importante analizzare in modo integrato il processo edilizio-fiscale e fornire agli operatori una piattaforma unificata che possa comunicare con l’Agenzia delle Entrate, l’Enea e lo Sportello Unico Edilizia. È altresì necessario rafforzare i controlli al fine di scoraggiare coloro che hanno abusato del settore edilizio. 

Per raggiungere gli obiettivi previsti dalla “Direttiva Green”, occorre un piano a lungo termine di almeno dieci anni, con priorità ben definite per garantire la pianificazione degli investimenti e del lavoro senza la pressione delle scadenze. 

Tuttavia, prima di guardare al futuro, bisogna risolvere i problemi attuali. Come, ad esempio, quelli delle imprese e dei contribuenti che sono rimasti intrappolati in progetti bloccati per mancanza di liquidità. Solo dopo aver affrontato questi problemi, si potrà tornare a parlare del futuro.

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