Il 2022 sarà ricordato non solo per l’uscita dalla pandemia e la guerra in Ucraina ma anche per la più violenta stretta monetaria dai tempi di Paul Volcker (il presidente della Federal Reserve che, grazie ad una politica monetaria aggressiva, riuscì a mettere fine agli alti livelli di inflazione degli anni ‘70 e ‘80). Una ondata di rialzi che ha travolto tutte le asset class e che non sembra voler mollare la presa.
Che impatto ha tutto questo negli investimenti? Meglio forse tirare i remi in barca e attendere tempi migliori?
Per quanto il contesto possa apparire difficile, non bisogna cedere alla rassegnazione ma, al contrario, gestire con intelligenza i portafogli di investimento, concentrandosi su due capisaldi: diversificazione e orizzonte temporale.
A questo proposito, GAM Investments (gruppo di asset management indipendente con sede a Zurigo) ha individuato quattro tendenze chiave destinate a durare oltre questo complicato periodo che possono aiutare gli investitori a diversificare il portafoglio.
Tendenze e fenomeni che sono stati spiegati e analizzati in occasione dell’High Conviction Equities Day, un incontro in presenza al massimo livello tenuto da Gam a Milano in cui Swetha Ramachandran – Investment Director, Luxury Brands Equities, Mark Hawtin – Disruptive Strategist, Head of Growth Equities team e Jian Shi Cortesi – Investment Director, Asia/China Equities, hanno approfondito i temi di investimento dei rispettivi ambiti di competenza.
Quali sono quindi queste 4 tendenze?
Una preview arriva dalle parole di Riccardo Cervellin, Amministratore Delegato di GAM (Italia) “A nostro avviso, sono quattro le tendenze e i fenomeni che, in questo contesto, possono aiutare gli investitori a diversificare il portafoglio in un’ottica di lungo periodo. Basti pensare a un settore come quello del lusso: l’ultima Fashion Week di Milano ha rammentato la forza della moda e, soprattutto, del lusso, sorretto dal naturale desiderio di possesso e dalle dinamiche demografiche nei Paesi emergenti. Poi vi sono le straordinarie potenzialità dell’avanzamento digitale e dell’AI. E le evoluzioni sia in Cina che in Europa, che sono da guardare e analizzare attentamente, in cui ravvisiamo opportunità interessanti attraverso un’attenta gestione attiva”.
Lusso
Contrariamente all’opinione comune, l’aumento del costo della vita non impatta in maniera negativa sul settore del lusso, anzi.
Secondo Swetha Ramachandran – Investment Director, Luxury Brands Equities, sono proprio in periodi come questi che i consumatori tendono a guardare con maggiore interesse al settore, considerandolo una copertura contro l’inflazione.
“Il settore beneficia di un potere di determinazione dei prezzi eccezionale e di una limitata elasticità della domanda rispetto a un contesto inflazionistico” analizza Ramachandran. “Nel complesso, nonostante le difficili condizioni di mercato attuali, riteniamo che le prospettive per il settore del lusso rimangano rosee. I consumatori desiderano fortemente ritornare a una vita pre-Covid ed è per questo che le esperienze stanno registrando un forte recupero, con i viaggi e la ricettività, i vini, i liquori e le aziende di cosmetica e cura della pelle che ne sono i primi beneficiari, insieme alla moda, poiché i consumatori stanno rinnovando il proprio guardaroba dopo due anni.
L’attrattiva dei marchi di lusso per i consumatori più giovani sta crescendo in questo periodo di inflazione, grazie al valore di rivendita ben visibile di molti marchi di prestigio, cosa che li porta a essere considerati come “investimenti” di lunga durata, anziché come acquisti occasionali; ciò si collega anche alle crescenti preoccupazioni in ambito di sostenibilità.
Durante la pandemia molti brand del lusso, che in precedenza erano stati scettici nei confronti delle vendite online per paura di perdere la propria “esclusività”, hanno abbracciato questo canale come fonte di crescita durante i periodi di chiusura dei negozi. Ciò ha permesso loro di estendere il proprio raggio d’azione a nuove fasce di consumatori del lusso, molti dei quali si stanno dimostrando dei consumatori abituali e fedeli”.
“La pandemia ha visto i consumatori modificare in maniera significativa i propri comportamenti di spesa: è naturale che, trascorrendo più tempo a casa, settori come l’arredamento e l’elettronica domestica ne abbiano beneficiato più della moda, che ha sofferto per la mancanza di occasioni ed eventi. Al momento stiamo assistendo al ribaltamento di alcuni di questi comportamenti, in quanto i consumatori riprendono le abitudini che avevano prima della pandemia, con una particolare impennata in settori come quello dei viaggi, in cui si sta recuperando il tempo perduto. A parte questi mutamenti, il settore del lusso nel suo complesso ha beneficiato del fatto che i consumatori continuano a comprare meno e comprare meglio”.
Ad accelerare il riavvicinamento dei consumatori europei al lusso, dopo la pandemia, è stata la continua trasformazione digitale delle abitudini di acquisto: “In soli 10 mesi del 2020 si è verificata una penetrazione dell’e-commerce pari a quasi dieci anni e i consumatori si sono trovati sempre più a proprio agio nel comprare online articoli costosi”, dice l’esperta. La digitalizzazione ha quindi permesso a diversi brand di estendere il proprio raggio d’azione a nuove fasce di consumatori del lusso, molti dei quali si stanno dimostrando dei consumatori abituali e fedeli.
AI e tecnologia
Sul tema AI e tecnologia, la parola passa a Mark Hawtin – Disruptive Strategist, head of Growth Equities team. Grazie a valutazioni interessanti e la capacità di performare anche in un ambiente di rialzo dei tassi, il settore tecnologico e le aziende growth possono rappresentare un’opportunità. “Con il percorso dei tassi d’interesse al rialzo, ma con una traiettoria e un’entità quanto mai incerte, gli asset di crescita a lunga duration continuano a essere segnati al ribasso”, riporta Hawtin. “Tuttavia, in molti casi i fondamentali non sono cambiati e in effetti, in aggregato, le aspettative di vendita per le azioni globali sembrano essere leggermente diminuite ma non di molto nell’ultimo anno. Riteniamo che in questo momento la price action delle azioni e le valutazioni abbiano fatto molto per riflettere il rischio di un calo degli utili che potrebbe essere previsto da una recessione in corso”.
A questo proposito Hawtin ritiene che il mercato stia valutando in modo errato le opportunità che si presentano in questo momento. “Ci saranno alcune aree del mercato che vedranno tagli significativi ai ricavi e agli utili a causa del rallentamento dell’economia. I beni di consumo discrezionali potrebbero essere un buon esempio, in quanto i consumatori che avevano accumulato liquidità e si trovavano in una situazione di domanda repressa nella fase post-pandemica ora iniziano a ritirarsi. Tuttavia, ci sono poche prove che i trend di crescita dirompenti siano stati colpiti e, anzi, le pressioni salariali e le preoccupazioni economiche potrebbero riorientare le aziende sulla linea dei costi, consentendo un’accelerazione nell’adozione di tecnologie dirompenti”.
Cina
Jian Shi Cortesi – Investment director, Asia/China Equities, ha fatto il punto sulla situazione in Cina, dalla politica zero Covid al settore immobiliare. “Non è probabile che si assisterà a un cambiamento immediato della politica cinese di zero Covid. Tuttavia, vediamo che le restrizioni sono sempre più pratiche. I lockdown generalizzati sono ora più rari. Si assiste invece a chiusure più mirate al fine di bilanciare le restrizioni Covid e l’impatto economico“.
“Guardando agli scambi commerciali tra le due maggiori economie mondiali, gli investitori temevano che il governo cinese prendesse di mira sia le aziende cinesi sia quelle internazionali. Tuttavia, da quando è iniziata la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina nel 2018, la Cina ha evitato di mettere in atto ritorsioni contro alcune aziende statunitensi. Da allora, abbiamo visto Tesla costruire una fabbrica a Shanghai. Starbucks dispone di 6.000 negozi in Cina. General Motors vende più auto in Cina che negli Stati Uniti e non abbiamo assistito a misure contro queste aziende e a favore di quelle cinesi. Nel complesso, l’enfasi è ancora sull’attrazione di capitali esteri e sulla maggiore apertura alle imprese internazionali”.
Vi è infine la questione del settore immobiliare e dei pericoli derivanti dal debito in sofferenza. “Tra il 2010 e il 2020 il mercato immobiliare in Cina era solido, con prezzi in aumento del 60% nelle principali 70 città del Paese. Ciò ha portato alcuni acquirenti di case a lamentarsi dell’accessibilità economica degli immobili e il governo si è preoccupato che ciò potesse portare a una bolla immobiliare. Di conseguenza, nel 2020 e nel 2021, alcune città in Cina hanno inasprito le regole per l’acquisto di un’abitazione nel tentativo di raffreddare il mercato immobiliare. Nel contempo, il governo ha ordinato alle banche di rafforzare i criteri di erogazione dei prestiti alle società di sviluppo immobiliare fortemente indebitate. L’insieme di tali provvedimenti ha creato qualche problema di liquidità alle società di sviluppo immobiliare ad alto rischio, che, in qualche caso, sono risultate insolventi”.
“I costruttori in difficoltà hanno interrotto la realizzazione di alcuni progetti. Il sentiment è diventato piuttosto negativo per il settore, con conseguente inasprimento delle condizioni finanziarie. Anche gli acquirenti di case sono cauti riguardo alle prospettive dei prezzi degli immobili e sono diventati meno ansiosi di acquistare abitazioni, il che potrebbe portare a un ulteriore deterioramento del settore. Questi rischi, se non controllati, potrebbero ripercuotersi sull’intero settore finanziario. Per stabilizzare la situazione immobiliare abbiamo assistito a politiche di sostegno sempre più incisive”.
“Pertanto, vediamo una probabilità molto bassa che il rallentamento del settore immobiliare porti a rischi sistematici nel sistema finanziario cinese. Tuttavia, è probabile che gli anni del boom del settore immobiliare siano ormai alle spalle. Secondo alcuni esperti, le vendite annuali di nuove case dovrebbero scendere a 1-1,2 miliardi di mq nei prossimi anni, rispetto agli 1,6 miliardi di mq del 2021. Ciò costituirà un freno al tasso di crescita del PIL. La sottoscrizione dei mutui in Cina è relativamente conservativa. Gli acquirenti di una prima casa di solito pagano un acconto minimo del 20-30%, mentre agli acquirenti di una seconda casa viene generalmente richiesto un anticipo del 40-70% del valore dell’immobile. Non esistono mutui subprime. Di conseguenza, le famiglie cinesi non sono eccessivamente indebitate e il loro reddito è in crescita. A nostro avviso, ciò fornisce un sostanziale cuscinetto per il rimborso dei mutui in essere”.
Transizione energetica in Europa
Ha chiuso l’evento Niall Gallagher – Head of European Equities di GAM, analizzando le prospettive per l’Europa alle prese con la crisi energetica, ma anche le opportunità che si presentano. “Riteniamo che la decarbonizzazione e la transizione energetica comporteranno un aumento dei costi energetici per il sistema energetico globale. La crisi tra Russia e Ucraina ha evidenziato un particolare rischio a cui è esposta l’Europa e il fatto che l’energia decarbonizzata sarà molto più costosa nel medio termine. Riteniamo che ciò comporterà un fabbisogno di investimenti molto elevato e sottostimato”.
“Le società del settore energia del futuro sono quelle che operano nel settore delle rinnovabili e delle basse emissioni di carbonio”, dice. “L’energia europea è molto economica rispetto ai livelli storici. I rendimenti del free cash flow sui prezzi attuali dell’energia sono superiori al 20%. Beneficiano enormemente dei prezzi strutturalmente elevati del petrolio e del gas, degli elevati margini di raffinazione e della volatilità dei prezzi dell’energia. Le società del settore energia del futuro sono quelle che operano nel settore delle rinnovabili e delle basse emissioni di carbonio. Per il settore industriale è necessario invece effettuare investimenti nelle infrastrutture e nell’elettrificazione per raggiungere la decarbonizzazione e la transizione verso emissioni zero. Ciò significa che sono necessarie nuove infrastrutture e sistemi energetici, nonché investimenti in aree come gli edifici residenziali e commerciali che devono essere decarbonizzati. Infine, per quanto riguarda i materiali, la transizione energetica richiede un maggiore utilizzo delle risorse naturali fisiche, con una conseguente continua e forte domanda di materie prime di base e di industrie correlate”.
“La crescita della domanda sottostante in Europa è stata molto positiva fino al 2022 e si è deteriorata in modo significativo solo come conseguenza diretta dello shock dei prezzi dell’energia derivante dalla crisi tra Russia e Ucraina. Se non si fosse verificata questa invasione, probabilmente i prezzi dell’energia sarebbero aumentati, ma non in misura sufficiente per invertire il forte slancio economico. La domanda rimane robusta per la maggior parte del mercato; quindi, qualsiasi risoluzione del conflitto eliminerebbe i venti contrari che sono stati creati”.
“Nel contesto del forte aumento dei rendimenti obbligazionari e delle aspettative crescenti di rialzo dei tassi, siamo rimasti sorpresi di non vedere una performance più forte da parte del settore bancario europeo – il che suggerisce che gli operatori di mercato sono più preoccupati del rischio di aumento delle perdite sui prestiti a causa della recessione che del beneficio in termini di redditività derivante dall’aumento dei tassi di interesse. A nostro avviso, il mercato sta sottovalutando in modo significativo l’aumento degli utili derivante dall’aumento dei tassi d’interesse e sovrastimando il rischio di un aumento delle perdite sui prestiti dovuto alla recessione. Riteniamo che la significativa riduzione della leva finanziaria in Europa negli ultimi 15 anni e gli standard di credito molto più rigidi rispetto ai cicli precedenti porteranno a un basso livello di perdite sui prestiti rispetto ai cicli precedenti. Tuttavia, potrebbe essere necessario un aumento sostenuto degli utili del settore per convincere gli operatori di mercato, ossia potrebbe essere necessario attraversare una recessione prima che il mercato ritenga che le banche siano più solide”.