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Difformità edilizie: chiarita la distinzione tra totali e parziali

Di ImmoBillion
22 Ottobre 2024
in Mercato Immobiliare
Tempo di Lettura: 4 min
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Nel settore immobiliare, la gestione delle difformità edilizie è un tema cruciale per chiunque operi nel campo delle costruzioni o degli investimenti immobiliari. La conformità alle normative non riguarda solo il rispetto delle regole, ma può determinare l’esito di operazioni complesse, influenzare il valore di un immobile e comportare rilevanti conseguenze economiche e legali. Le difformità edilizie, siano esse totali o parziali, possono bloccare progetti, rallentare le compravendite e innescare sanzioni. Capire come le diverse tipologie di difformità siano regolate dalla legge è fondamentale per evitare errori che compromettono l’intero processo di sviluppo o investimento immobiliare.

Difformità edilizie: La sentenza del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato ha acceso i riflettori su un tema fondamentale per il mondo delle costruzioni, fornendo un chiarimento decisivo con la sentenza n. 8072 dell’8 ottobre 2024. La questione riguarda la distinzione tra difformità edilizie totali e parziali, un aspetto cruciale per chi opera nel settore. In un panorama normativo sempre più intricato, dove il Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. n. 380/2001) fatica a stare al passo con le trasformazioni del patrimonio immobiliare e le nuove esigenze sociali ed economiche, questo intervento segna un importante passo avanti. La chiarezza offerta dal Consiglio di Stato è un tassello essenziale per districarsi tra le complessità di un settore in continua evoluzione.

Negli anni, il legislatore ha cercato di colmare questo divario con una serie di modifiche e aggiornamenti. Tuttavia, questi interventi hanno talvolta generato più confusione che chiarezza. Il Testo Unico dell’Edilizia, che dovrebbe fornire una base solida per la gestione delle costruzioni e delle opere immobiliari, è stato oggetto di continue revisioni, molte delle quali derivano da interpretazioni giurisprudenziali che hanno cercato di chiarire i numerosi punti oscuri. Non è raro che queste modifiche, concepite per semplificare, abbiano invece complicato il lavoro di chi opera nel settore delle costruzioni.

Il Decreto Salva Casa e le nuove complessità normative

Un esempio recente di questa dinamica è rappresentato dalla Legge n. 105/2024 (con la quale è stato convertito il D.L. n. 69/2024, noto come Decreto Salva Casa). Sebbene l’intento fosse quello di semplificare il quadro normativo, l’effetto è stato l’introduzione di nuove complessità, come dimostrano alcuni articoli del Testo Unico Edilizia, modificati o integrati dal decreto. In particolare, si evidenziano difficoltà nel definire lo “stato legittimo” delle opere edilizie e nel determinare la “data” di realizzazione di un intervento, aspetti normati dagli articoli 34-ter e 36-bis del Testo Unico, in assenza di documentazione certa.

Una delle questioni più delicate riguarda la sanatoria semplificata introdotta proprio dall’articolo 36-bis del Testo Unico, pensata per regolarizzare difformità edilizie parziali e variazioni essenziali. La recente sentenza del Consiglio di Stato ha fatto luce su questo argomento, fornendo un’interpretazione autorevole che aiuta a districarsi tra le pieghe di una normativa non sempre chiara.

Difformità edilizie: Il quadro normativo e la distinzione tra totali e parziali

Il quadro normativo di riferimento inizia con la Legge Urbanistica n. 1150 del 1942, che ha stabilito il principio della responsabilità del committente, del direttore dei lavori (dal 1967) e dell’assuntore dei lavori per il rispetto delle norme edilizie. Le violazioni potevano comportare la sospensione immediata dei lavori da parte delle autorità competenti, con successivi provvedimenti per modificare o demolire le opere non conformi.

Con l’introduzione della Legge Bucalossi nel 1977, il regime sanzionatorio è stato reso più articolato, distinguendo tra opere eseguite in totale difformità dalla concessione edilizia, che richiedevano la demolizione, e opere realizzate in parziale difformità, per le quali era prevista la demolizione solo se possibile senza compromettere le parti conformi. In caso contrario, si applicava una sanzione amministrativa pecuniaria. Questa distinzione è stata ulteriormente affinata negli anni successivi, con la differenziazione tra variazioni essenziali e non essenziali introdotta dalla Legge n. 47/1985, poi integrata negli articoli 31 e 32 del d.P.R. n. 380/2001.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza del 2024, ha richiamato questi principi e ha chiarito che le variazioni essenziali, ovvero quelle modifiche che alterano in modo sostanziale il progetto originario (ad esempio, cambi di destinazione d’uso, aumenti di cubatura, o violazioni delle normative antisismiche), sono soggette a un regime sanzionatorio più severo, simile a quello previsto per le difformità totali. Al contrario, le variazioni non essenziali, che riguardano modifiche di minore entità, rientrano nella categoria delle difformità parziali, sanzionate con misure meno drastiche, come sanzioni pecuniarie.

Un’ulteriore complicazione è stata introdotta dal D.L. n. 133/2014, che ha previsto la possibilità di presentare una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per varianti al permesso di costruire non considerate essenziali, se realizzate durante l’esecuzione dei lavori. Tuttavia, affinché queste opere siano considerate legittime, la SCIA deve essere comunicata alla fine dei lavori con l’attestazione di un professionista, altrimenti le variazioni non essenziali continueranno a essere classificate come difformità edilizie parziali.

Conclusioni: tra complessità e chiarezza normativa

Il Consiglio di Stato ha ulteriormente precisato la distinzione tra difformità totali e parziali. Le prime si verificano quando l’opera realizzata è sostanzialmente diversa da quella autorizzata, sia per conformazione, destinazione, che per ubicazione, e richiedono la demolizione. Le difformità parziali, invece, riguardano modifiche che non incidono sugli elementi strutturali dell’opera e possono essere risolte con sanzioni meno drastiche.

Questa sentenza, insieme alle recenti modifiche normative, contribuisce a chiarire un quadro normativo complesso e fornisce indicazioni utili per chi opera nel settore edilizio. Tuttavia, la sfida per gli operatori rimane quella di muoversi all’interno di un sistema giuridico che, nonostante le semplificazioni dichiarate, rimane ancora denso di insidie e incertezze.

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